Può capitare anche alle serie tv di avere una vita disordinata. Così, dopo il successo della terza stagione di New Amsterdam apparsa su Canale 5 in prima serata nello scorso mese di giugno (poi disponibile su Mediaset Infinity), ecco registrare il successo della seconda stagione, apparsa su Netflix il 1° dicembre scorso, dopo lunghi mesi di attesa dallo straordinario successo raccolto dalla prima stagione. Si, avete capito bene, per evidenti problemi di incroci tra i diritti della piattaforma digitale e quelli dell’emittente in chiaro abbiamo assistito a un evidente “salto” all’indietro, davvero insolito per il mondo della serialità televisiva, ma che sembra non aver interferito sul comportamento dei diversi bacini di ascolto.



Così a noi che avevamo visto la terza e perso la seconda (già andata in onda in chiaro nel gennaio del 2020) è toccato riannodare i fili della storia e ripartire esattamente da dove era finita la prima stagione, quando l’ambulanza che cercava di mettere in salvo l’intera famiglia del dottor Goodwin si era scontrata con altre due ambulanze in arrivo nell’area del pronto soccorso dell’ospedale. Un incidente violentissimo, che aveva in pochi secondi trasformato la gioia della famiglia Goodwin per la nascita della piccola Luna in una tragedia dai confini incalcolabili.



Le conseguenze di quell’incidente saranno svelate poco a poco nel corso delle prime puntate della seconda stagione. La dottoressa Lauren Bloom, che era giunta per caso a casa di Goodwin e aveva fornito il primo soccorso a Georgia, aiutandola a partorire, ha una gamba fratturata e un decorso doloroso, che l’ha rimessa di nuovo di fronte al dilemma se usare ancora antidolorifici, di cui lei ha sempre fatto abuso.

Anche la dottoressa Helen Sharpe era su quella autoambulanza, ma, salvo piccole escoriazioni, si è salvata. Come la piccola Luna. Chi non c’è l’ha fatta è invece Georgia, che lascia così dopo la prima stagione, anche se continuerà ad essere “presente” nelle visioni di Max. È infatti proprio lui quello che ha subito il danno più grande, psicologico e sentimentale. Il generoso direttore sanitario del New Amsterdam ha preteso di riprendere immediatamente il suo lavoro, trovando nella ricerca delle soluzioni ai problemi dell’ospedale l’unica ragione di vita. Rifiutando ogni aiuto, soprattutto quello offerto dagli amici e in particolare da Helen, verso cui l’amore non dichiarato si è trasformato in senso di colpa.



Guardare la seconda stagione di New Amsterdam dopo quello che è accaduto negli ospedali di tutto il mondo con la pandemia ha l’amaro sapore della denuncia caduta nel vuoto. La quotidiana battaglia che il dottor Goodwin e il suo staff conducono con ogni mezzo per affermare l’idea di una sanità pubblica al servizio delle persone è diventata allo stesso tempo un manifesto d’accusa verso quella condizione del sistema sanitario che è risultata alla base del cattivo funzionamento quando l’epidemia è esplosa, e il programma di quello che andrebbe fatto perché certe cose non si ripetano più. La lotta che i nostri protagonisti conducono contro gli interessi delle case farmaceutiche, delle assicurazioni, degli altri ospedali privati sembra ai nostri occhi solo il preludio di quella grande deflagrazione del sistema sanitario mondiale a cui abbiamo assistito al cospetto del Covid-19.

L’arrivo della pandemia nel marzo del 2020 sorprenderà la produzione della seconda stagione di New Amsterdam proprio sul finire della riprese. Fu deciso, per motivi sanitari, di tagliare gli ultimi quattro episodi previsti. Addirittura al 18° episodio era stato dato un titolo più che evocativo (“pandemia”) e per questo motivo fu cancellato e mai più trasmesso. Così il nuovo episodio 18 è diventato – dopo l’insolito intervento in apertura di Ryan Eggold, l’amato interprete di Max Goodwin – l’occasione per presentare il nuovo protagonista della terza e successiva stagione, il chirurgo d’urgenza Cassian Shin, interpretato dall’attore di origini sudcoreane Daniel Dae Kim (Lost, Hawaii Five-O, The Good Doctor), che stringerà una complessa relazione sentimentale con la dottoressa Sharpe.

Un’ultima considerazione riguarda i due differenti pubblici che hanno avuto modo – ognuno dal proprio punto di vista – di osannare in Italia la serie e i suoi protagonisti. Da un lato, gli spettatori della generalista Canale 5, che tutto sommato hanno potuto guardare in anticipo e in prima serata le stravaganti ma concrete battaglie del dottor Goodwin. Dall’altra, il pubblico sofisticato e ultra-esigente di Netflix, che ha condiviso con i dottori del New Amsterdam le battaglie ideali in difesa della sanità pubblica e accessibile a tutti. Due pubblici così diversi che non si sono mai incontrati, che molto probabilmente l’uno non sa dell’esistenza dell’altro, o semplicemente si ignorano. Anche se entrambi hanno amato la serie con eguale intensità, e sono ora in attesa della terza e quarta stagione (i primi 10 episodi sono già stati trasmessi in America). Sta di fatto però che solo all’arrivo dei consensi raccolti su Netflix la serie è stata presa finalmente in considerazione dal mondo della critica. Anche questa è una storia che spiega molte cose.

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