Massima allerta in Toscana per il proliferare del batterio New Delhi, che ha causato la morte di 30 persone in 10 mesi. Si tratta di un batterio non nuovo, ma di una variante più resistente della klebsiella: il virus è già stato registrato anche in altre parti d’Italia, ma sul territorio toscano c’è stata una maggiore concentrazione. L’Ars ha attivato le contromisure adeguate per contrastare i possibili rischi, ma l’allarme preoccupa per le elevate percentuali di mortalità. Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità è preoccupato per la farmaco-resistenza, ha spiegato ai microfoni de Il Tirreno: «Per chi sono dannosi questi batteri? Un paziente fragile ha più probabilità di contrarre un’infezione da questo batterio perché: 1) è sottoposto a procedure sanitarie invasive; 2) può accadere che il rapporto paziente/personale non sia sufficiente e le buone prassi igienico-sanitarie non siano sempre rispettate; 3) chi ha una malattia grave è già di per sé debilitato quindi ha un fisico pronto a reagire. Perciò anche se venisse “assalito” da un batterio di questa specie potrebbe contrarre un’infezione urinaria o accusare un problema banale di facile soluzione», evidenziando inoltre che i batteri si diffondono in prevalenza negli ospedali. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



NEW DELHI: “30 MORTI IN 10 MESI”

Il batterio New Delhi terrorizza la Toscana: l’Agenzia regionale di sanità ha reso noto che la malattia ha causato 30 morti e che sono stati registrati almeno 708 casi sospetti, in 75 casi si è sviluppata la patologia. Come vi abbiamo spiegato, si tratta di un superbatterio resistente e scatta l’allarme presso gli ospedali toscani: i decessi sono stati il 40%, in linea con i dati internazionalità di mortalità. Il numero dei morti è dunque cresciuto esponenzialmente rispetto all’ultima rilevazione – ferma a 17 – con l’Agenzia regionale di sanità che ha evidenziato come le persone decedute presentavano già problemi di salute e, in larga parte, erano anziane. Non è da escludere, sottolinea Repubblica, che la causa del decesso di alcuni di loro sia legata all’infezione da New Delhi. La ricerca attiva dei batteri chiama in causa tutti quei pazienti ricoverati in reparti specifici oppure coloro che presentano caratteristiche di rischio.



NEW DELHI, SCATTA L’ALLARME IN TOSCANA

L’assessorato alla Salute di Regione Toscana ha reso noto di aver costituito un’unità di crisi lo scorso maggio, che ha prodotto un documento «di indicazioni regionali per il contrasto alla diffusione di batteri Ndm». Come riporta Adnkronos, gli esperti hanno spiegato che le aziende sanitarie hanno messo in atto tutti «gli interventi volti a sorvegliare l’evoluzione del fenomeno tramite screening attivo», nonché a sorvegliare le procedure di prevenzione e adottare schemi terapeutici più adeguati per ciò che concerne il trattamento delle infezioni. Stefano Mugnai, esponente di Forza Italia, ha lanciato un messaggio al Governo: «Il ministro della Salute chiarisca celermente quale sia lo stato di diffusione del batterio e quali misure intende mettere in atto per contenere il rischio infettivo a partire della Toscana». Attesi aggiornamenti nei prossimi giorni, situazione di massima allerta in tutta la Toscana.

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