NEW YORK – Siamo “quasi” pronti. Pronti del tutto non si è mai e questo aiuta a non stare tranquilli, aiuta a tenere gli occhi ben aperti. Dal 16 al 18 febbraio, per la sedicesima volta si apriranno le porte del New York Encounter 2024. Segnatevi l’indirizzo: Metropolitan Pavilion, 125 West 18th Street, New York City. E in caso non poteste essere in giro da quelle parti (obiettivamente un po’ fuori mano rispetto all’Italia), prendete nota del nostro website, dove potrete trovare il programma completo e seguire la maggior parte degli eventi, in diretta live streaming (o anche in differita). In inglese, yes, così fate anche un po’ di pratica di lingua. Gratis, come tutte le conferenze, mostre, spettacoli dell’Encounter.



Sedici anni e ancora mi sembra impossibile che riusciamo a mettere in piedi una cosa del genere, così più grande di noi, in un posto così grande ed impegnativo come New York City. Ma soprattutto una cosa così “bella”. Bella perché viva, curiosa, coraggiosa, vera. C’è tanto lavoro di mezzo, tutto lavoro lietamente donato gratis et amore Dei, e ci sono di mezzo blood, sweat and tears, sangue, sudore e quelle lacrime che a volte saranno anche di fatica, ma per lo più sono di contentezza, commozione e gratitudine.



È quello che, God willing, vivranno i 450 volontari, quello che sperimenteranno i nostri prestigiosi ospiti e tutti coloro che verranno a vedere e vivere l’Encounter e si troveranno all’improvviso in una realtà così vibrante da sembrare irreale. Il seme di un mondo nuovo piantato nel cuore di questo mondo. Possibile? E anche lo fosse come fa a crescere questo seme? Con tutte le fatiche ed il dolore che la vita ci fa conoscere non sarebbe meglio chiudere occhi e cuore? Dormire, per soffrire di meno.

Tearing open the sleeping soul, aprendo con forza l’anima addormentata, una fitta improvvisa che squarcia la nostra anima sonnolenta. È attorno a questa frase di Gregorio Magno che abbiamo costruito l’edizione di quest’anno, evento per evento. Ce la siamo data come titolo, come tema e come provocazione, perché la prima anima ad essere messa in questione, la prima ad essere sfidata da Gregorio Magno è la mia. Perché l’abbiamo scelta? Perché sembra leggere acutamente e sinteticamente il bisogno che nasce dall’esito di tanti segnali preoccupanti della società di oggi.



Ma ci dice di più. Ci dà coraggio ricordandoci che, per quanto assopita possa essere, la nostra anima è qualcosa di irriducibile. La nostra umanità è qualcosa di irriducibile. Può essere scossa, risvegliata, riaccesa, rinfiammata da un evento imprevisto, inaspettato eppure segretamente atteso.

Curioso ritrovarsi colpiti da una frase di quasi quindici secoli fa. Ma è il cuore dell’uomo, la sua anima che è la stessa da sempre e per sempre. Immagino che Gregorio Magno non sapesse granché di Artificial Intelligence, non conoscesse né Israele né Hamas e neppure la Corte Suprema o le questioni di linguaggio, ideologia ed educazione e tutte le altre problematiche che affronteremo all’Encounter. Ma da quindici secoli dice a tutti gli uomini che è più bello essere strappati dal sonno che arrendersi. C’è sempre qualcosa nella nostra giornata che ci invita a riaprire l’anima. L’Encounter lo facciamo per questo.

God Bless America!

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