Marc Siegel, membro del Board of Contributors di Usa Today, professore di medicina e direttore medico di Doctor Radio presso la Langone Health della New York University, affronta la questione delle condizioni igieniche dei richiedenti asilo sul giornale. Il racconto parte dalla storia del nonno, che nel 1903 “entrò negli Stati Uniti da Bialystok, in Polonia”. L’uomo “Ha prima aspettato a Ellis Island nel porto di New York, non solo per essere processato, ma anche per essere sottoposto a screening per la tubercolosi e altre malattie contagiose”. Allora i metodi di screening erano inefficaci rispetto ad ora ma ne avevano bisogno per entrare in una nuova terra. Oggi, invece, non è così.



Come prosegue nell’articolo, “100.000 richiedenti asilo sono arrivati a New York City dalla primavera del 2022. I nostri rifugi sono pieni e ci sono pochi altri posti dove andare se non le strade, con il caldo estivo. Quello che sta accadendo a New York potrebbe diffondersi in altre città”. Per questo, l’emergenza di sanità pubblica per la città potrebbe presto diventare dello Stato e dopo ancora del Paese. “La scorsa settimana ho visitato anche i migranti, tra cui tanti bambini che mi guardavano con occhi tristi e pieni di attesa, accampati”. Spesso non hanno “mezzi adeguati per lavarsi o andare in bagno o senza idratazione garantita. Erano immediatamente a rischio di disidratazione e dissenteria. Ho offerto loro i miei servizi medici, ma hanno rifiutato con orgoglio”.



Migranti, malattie e contagi: anche l’Europa in allerta

I migranti, a New York, potrebbero portare malattie infettive attraverso il confine meridionale, spiega ancora il medico Marc Siegel a Usa Today. Uno studio recente ha mostrato che oltre il 4% dei migranti dal Centro e Sud America verso l’Europa era malato di malattia di Chagas. Anche la tubercolosi è in aumento, così come la sifilide e altre infezioni a trasmissione sessuale. I Centers for Disease Control and Prevention riferiscono che i richiedenti asilo con malattie trasmissibili sono inammissibili negli Stati Uniti, ma non possono essere fermati se non vengono sottoposti a screening di routine prima di entrare nel Paese.



Neha Jaggi Sood, portavoce della Divisione per la migrazione globale e la quarantena del CDC, ha spiegato al giornale che sebbene il CDC disponga di “sistemi completi per tenere traccia delle malattie trasmissibili”, non “traccia le malattie in base allo stato di immigrazione”. Il Dr. James Hodges, un internista che pratica al confine con il Texas, ha spiegato che il confine aperto sta portando ad una tubercolosi più resistente ai farmaci negli Stati Uniti perché i pazienti sono curati solo in parte da antibiotici da banco disponibili in Messico. Lo della contea di Pinal, in Arizona, Mark Lamb, ha spiegato al medico che “La polizia di frontiera e le agenzie locali hanno visto tutti i tipi di malattie come tubercolosi, scabbia, COVID, epatite A e B, gonorrea, sifilide, parotite, vaiolo, febbre dengue ecc.”. Preoccupa anche il morbillo, con le vaccinazioni in calo.