New York, l’FBI scopre e smantella una stazione di polizia segreta ed illegale, che operava per conto del governo cinese. Gli agenti avevano creato una vera e propria centrale operativa nel cuore della città, nel quartiere di Manhattan, nel quale svolgevano operazioni di sicurezza e di controllo sui connazionali immigrati e residenti negli Stati Uniti, per segnalare eventuali oppositori e dissidenti del regime guidato da Xi JinPing. Le indagini hanno portato all’arresto di due persone, accusate di essere funzionari del governo e cospirare contro la sovranità nazionale Usa.



L’operazione però, oltre all’inchiesta condotta a New York, comprende una vasta rete di segnalazioni in tutto il territorio. Pare infatti che ci siano già state almeno altre due denunce per altrettanti agenti che operavano segretamente a Washington e conducevano azioni, su iniziativa e per per conto dei servizi governativi della Cina. Inoltre, secondo il quotidiano Le Figaro, sarebbero numerose le sedi della polizia cinese clandestina, anche nel resto del mondo.  In particolare in Europa ed in Francia, con centri dai quali controllano i cinesi immigrati e svolgono opere di repressione ideologica nei confronti di coloro che sono espatriati in cerca di maggiore libertà.



USA, polizia cinese segreta controllava gli immigrati svolgendo azioni repressive per conto del governo

In merito allo smantellamento della rete illegale di agenti di polizia cinese, che operava a Manhattan per conto del governo di Pechino, il vice procuratore generale degli Stati Uniti, a conclusione dell’operazione dell’FBI ha dichiarato: “Il governo popolare cinese, attraverso il suo apparato di sicurezza repressivo, ha stabilito una presenza fisica e segreta nel cuore di New York, al fine di monitorare e intimidire i suoi dissidenti, coloro che manifestano e che sono in qualche modo critici nei confronti del regime“.



Matthew Olsen ha poi aggiunto: “Queste azioni superano di gran lunga i limiti di un comportamento accettabile da parte di uno Stato nazionale. Difenderemo risolutamente le libertà di coloro che vivono nel nostro Paese da qualsiasi forma di repressione autoritaria“. Ed anche il governo si è espresso, con i politici di rappresentanza del partito repubblicano e di quello democratico, che dopo le dichiarazioni dell’ambasciata cinese negli Stati Uniti, che nega qualsiasi coinvolgimento in queste illegalità, hanno ribadito il messaggio a Pechino: “Non permetteremo che i leader del Partito Comunista Cinese violino le leggi degli Stati Uniti, né che molestino, intimidiscano o sorveglino nessuno negli Stati Uniti“.