New York Times contro Netanyahu

Il New York Times ha definito il prossimo governo di ultra destra nazionalista e religioso, che sarà guidato da Benyamin Netanyahu, come “un pericolo per la democrazia israeliana”. In un fondo intitolato “L’ideale della democrazia nello stato ebraico è in pericolo”, il maggior quotidiano statunitense per prestigio e notorietà nel mondo ha riconosciuto che il premier incaricato ha vinto le elezioni in modo equo, ma ha espresso preoccupazione per il prossimo governo.



Nel pezzo di fondo, il New York Times ha infatti denunciato che il suo prossimo governo, di posizioni di estrema destra e appoggiato da partiti religiosi ortodossi, è una minaccia per i valori democratici. Il giornale ha inoltre ricordato di essere stato e di essere tuttavia “un forte sostenitore della Soluzione a 2 stati”. Non si è fatta attendere la risposta di Netanyahu che su Twitter ha replicato al giornale statunitense, affermando che continuerà a lavorare per rendere più forte il Paese, collaborando anche con gli Stati Uniti stessi.



La risposta di Netanyahu

Come si legge ancora nel fondo del New York Times, il governo di Benyamin Netanyahu si prospetta come “una minaccia significativa per il futuro di Israele: la sua direzione, la sua sicurezza e persino l’idea di una patria ebraica”. Il quotidiano ha posto poi l’attenzione sulla presenza nel governo di elementi radicali come Itamar Ben Gvir. Ha infine chiesto all’amministrazione democratica di Joe Biden di “fare tutto il possibile per esprimere il proprio sostegno a una società governata da pari diritti e dallo stato di diritto in Israele“.



Benjamin Netanyahu ha risposto al New York Times in un Twitter pubblicato domenica nel quale ha accusato il giornale di “seppellire l’Olocausto per anni nelle ultime pagine e demonizzare Israele per decenni” e ha affermato che la testa “richiede vergognosamente di minare il governo eletto di Israele”. Il presidente eletto ha proseguito: “Mentre il NYT continua a delegittimare l’unica vera democrazia in Medio Oriente e il miglior alleato dell’America nella regione, continuerò a ignorare i suoi consigli infondati e mi concentrerò invece sulla costruzione di un Paese più forte e più prospero, rafforzando i legami con l’America, espandere la pace con i nostri vicini e garantire il futuro dell’unico e solo stato ebraico”.