Il governo del Nicaragua ha liberato il vescovo Rolando Álvarez, detenuto da oltre un anno e il vescovo Isidoro del Carmen Mora Ortega, oltre a due seminaristi e quindici sacerdoti. Sono in totale 19 i rappresentanti della Chiesa cattolica messi in libertà, come confermato dal governo di Managua. Gli ecclesiastici sono arrivati a Roma dove sono ospiti della Santa Sede: solamente uno è rimasto in Venezuela. Monsignor Álvarez, vescovo di Matagalpa e amministratore apostolico della diocesi di Estelí, era stato condannato a 26 anni di carcere: era in carcerato da febbraio 2023 dopo essere stato agli arresti domiciliari dall’agosto 2022. Monsignor Mora era invece stato arrestato lo scorso dicembre.
La situazione di vescovi e sacerdoti in Nicaragua è tragica: sono costantemente “privati della libertà” come ricordato da Papa Francesco nell’Angelus. Il Pontefice ha assicurato la sua “vicinanza nella preghiera”, invitando i fedeli a fare altrettanto per il Nicaragua, per il quale ha espresso l’auspicio “che si cerchi sempre il cammino del dialogo per superare le difficoltà”, spiega VaticanNews. Nell’ottobre dello scorso anno erano stati scarcerati 12 sacerdoti nicaraguensi: accolti a Roma su disposizione della Santa Sede, erano stati disposti in alcune strutture della Diocesi.
Nicaragua, due vescovi scarcerati: perché una tale oppressione del regime?
Come riconosciuto dal governo del Nicaragua e come hanno ribadito vari esponenti della Chiesa locale, il ruolo del Vaticano è stato fondamentale per il rilascio. “Ringraziamo profondamente il Santo Padre, papa Francesco; la Segreteria di Stato, il titolare, il cardinale Pietro Parolin, e il suo gruppo di lavoro; per le rispettose e discrete gestioni compiute al fine di rendere possibile il viaggio in Vaticano dei vescovi, 15 sacerdoti e due seminaristi” si legge in un comunicato diffuso dalla presidenza di Managua. Il governo ha parlato poi di un “dialogo franco, diretto, prudente e molto serio” che avrebbe portato alla risoluzione della questione.
L‘esilio degli oppositori è una pratica ricorrente del regime. Un primo gruppo di 222 detenuti è stato spedito negli Usa il 9 febbraio 2023: tra questi ci sarebbe dovuto essere anche monsignor Álvarez che però si era rifiutato di partire e per questo era stato trasferito in carcere, per poi essere rilasciato nel mese di gennaio 2024 e arrivare a Roma. Il vescovo Silvio Báez, ausiliare di Managua, ha invece trovato riparo a Miami da dove ha esortato i fedeli a ringraziare Francesco per “l’interesse, la vicinanza e l’affetto per il Nicaragua”. Le persecuzioni nei confronti di preti, vescovi e religiosi tutti sono sempre più brutali in Nicaragua: la Chiesa è nel mirino perché è l’ultima realtà indipendente rimasta dopo l’annullamento di media, organizzazioni e partiti indipendenti, spiega Avvenire.