Il Nicaragua sotto la guida intaccabile del presidente Daniel Ortega Saavedra, che grazie alla moglie, la vicepresidente Rosario Murillo, controlla anche la Corte Suprema, è diventato sempre di più l’ultimo rifugio di centinaia di ricercati, tra trafficanti di droga, terroristi e politici corrotti. Una situazione surreale, che ricorda anche da vicino la Cuba di Fidel Castro grazie alla caccia di Ortega contro vescovi e preti, figure d’eccellenza della misericordia.



Non a caso, probabilmente, il Nicaragua ha attualmente il secondo peggior reddito pro capite dell’emisfero occidentale ed è al 167esimo posto nella classifica mondiale sulla corruzione di Trasparency international. Il Congresso americano stima che dal 2007 al 2022, ovvero da quando Ortega è diventato presidente, siano state chiuse oltre 1.300 organizzazioni non governative a favore dei diritti umani, in una caccia alle streghe che ha già portato oltre 200mila cittadini del Nicaragua a fuggire. Contro la Chiesa cattolica, inoltre, sono stati condotti, da Ortega e consorte, oltre 700 attacchi, e si stima che a fine 2023 circa 83 religiosi avevano interrotto la loro missione, mentre 18 sono ancora detenuti (a fronte di solamente 2 liberati in un anno).



Nicaragua: i 130 rifugiati tra corrotti, ricercati e terroristi

Ma l’aspetto più particolare del Nicaragua è che, sempre dall’arrivo di Ortega al potere, sono aumentate anche le richieste di cittadinanza, quasi tutte (se non effettivamente tutte) da parte di ricercati a vario titolo nel resto del mondo. Secondo il quotidiano spagnolo El Confidencial, citato dal Sole 24 Ore, attualmente sul territorio nicaraguense si trovano circa 130 politici di nazionalità diverse che hanno ottenuto asilo politico e cittadinanza dal presidente Ortega.

Un fitto elenco di nomi di politici scappati in Nicaragua, nel quale figura anche l’ex presidente di Panama, Ricardo Martinelli, condannato a 10 anni di carcere per riciclaggio di denaro, ma anche gli ex presidenti del Salvador Mauricio Funes (appropriazione indebita) e Salvador Sánchez Cerén (corruzione), entrambi considerati latitanti in patria. Trovano asilo grazie a Ortega, però, non solamente i politici, dato che nella lista dei rifugiati in Nicaragua figura anche l’ex brigatista Alessio Casimirri, coinvolto nel rapimento di Aldo Moro, il nipote dell’ex dittatore Muamar Gheddafi, Mohamed Mohamed Ferrara Lashtar, il figlio di Licio Gelli, Maurizio, e suo nipote, Licio Gelli jr.