Non si ferma l’ondata di repressione nei confronti della Chiesa in Nicaragua. Il governo di Daniel Ortega prosegue la lotta e la repressione contro la Chiesa, una situazione già tragica che nel mese di agosto si è aggravata ancora di più. Pochi giorni fa, come riporta Vatican News, si è infatti compiuto l’arresto di padre Óscar Danilo Benavídez Tinoco, parroco della chiesa dello Spirito Santo nel comune di Mulukukú, nella regione autonoma dei Caraibi del Nord del Nicaragua. Padre Óscar Benavídez sarebbe stato arrestato dopo aver celebrato la messa della domenica, caricato con la forza su un veicolo dalla polizia in tenuta antisommossa. Il fatto è stato confermato dalla diocesi di Siuna.



Si tratta del terzo attacco alla comunità cattolica del Paese avvenuto quest’anno e i fenomeni di repressione non sembrano accennare a diminuire. “Condanno la vile persecuzione della dittatura nicaraguense contro la Chiesa cattolica” sono le strazianti parole di monsignor Silvio Baez, vescovo ausiliare di Managua, rilanciate su Twitter e sul web. “La Chiesa del mondo intero deve volgere lo sguardo verso il mio Paese. Non abbandonarci!”.



La repressione contro la Chiesa in Nicaragua: l’arresto di monsignor Álvarez

In Nicaragua i fedeli sono preoccupati anche per il vescovo della diocesi di Matagalpa, monsignor Rolando Álvarez, che da venerdì 5 agosto è confinato all’interno del Palazzo episcopale e si trova impossibilitato a celebrare la Messa con i fedeli. Con lui sono bloccate altre 10 persone, tra cui sacerdoti, laici e seminaristi, che hanno celebrato assieme a lui la Messa dell’11 agosto nella cappella del Palazzo. “Le esperienze dolorose non accadono invano; non cadono nel vuoto” ha affermato in questa occasione monsignor Álvarez, come riporta il National Catholic Register, “Queste esperienze sono offerte al Signore e Dio le restituisce in benedizioni per noi”. Secondo le motivazioni addotte dal governo di Ortega e dalle forze dell’ordine del Paese, in un comunicato stampa ufficiale il vescovo Álvarez è accusato di aver fatto ricorso ai media e ai social network per “organizzare gruppi violenti, incitandoli a compiere atti di odio contro la popolazione, provocando un clima di ansia e disordine, turbando la pace e l’armonia nella comunità”.



In tutto il mondo si sta manifestando solidarietà alla Chiesa del Nicaragua e alle vittime della repressione portata avanti dal governo di Ortega. Anche il Papa segue questa dolorosa vicenda da molto tempo, al punto che nel 2019 aveva scelto di richiamare in Vaticano monsignor Silvio Baez che, come riferisce Vatican News, aveva parlato del suo amato Nicaragua come di un “popolo crocifisso, un Paese sequestrato […] qui ci sono poteri dominati da menzogne, ingiustizia, repressione e ambiguità che adorano pietosamente il dio denaro”.