ANCORA REPRESSIONE CONTRO LA CHIESA IN NICARAGUA: L’ULTIMA DECISIONE DEL REGIME CONTRO I GESUITI
Non si placa la sanguinosa e illiberale repressione totalitaria del regime comunista-sandinista di Daniel Ortega in Nicaragua contro la Chiesa Cattolica: ultimo di una lunga serie di azioni anticlericali è l’atto di scioglimento dei Gesuiti in tutto il Paese. Non bastava arresti di preti, vescovi, nunzi e semplici cristiani, come non era abbastanza il divieto della Via Crucis a Pasqua o i beni congelati dal clero: il dittatore di Managua ha infatti disposto la revoca dello status giuridico della Compagnia di Gesù, il medesimo ordine di cui fa parte Papa Francesco.
L’atto purtroppo era atteso in Nicaragua dopo che già i beni della Chiesa cattolica erano stati congelati e requisiti dal regime comunista: il governo di Daniel Ortega ha revocato la personalità giuridica dell’Associazione Compagnia di Gesù del Paese centroamericano (e ordinato confisca dei beni) con le stesse “motivazioni” addotte alla chiusura di oltre 3.200 realtà associative, laiche e ecclesiali, dal 2018 ad oggi. «Irregolarità nella rendicontazione» e non adesione alla “linea” del regime: di questo viene accusato l’ordine fondato da Sant’Ignazio di Loyola, ultimo capitolo di una lunghissima serie di violenze e repressioni della libertà dei cristiani in Nicaragua.
ALLARME GESUITI IN NICARAGUA: “MIGLIAIA DI VITTIME DELLA REPRESSIONE TOTALITARIA”
«E’ un momento molto buio», racconta il portavoce dei gesuiti per il Centroamerica, padre José María Tojeira, in un lungo comunicato di protesta datato 23 agosto 2023 dalla Compagnia. «È una politica di terrore nei confronti della popolazione nicaraguense e della più sistematica repressione che a livello nazionale il Governo Ortega sta portando avanti», proseguono i Gesuiti scandalizzati dalla mossa del regime comunista ancora una volta in repressione delle libertà religiose e in particolare modo quelle dei cristiani.
Secondo la Provincia Centroamericana della Compagnia di Gesù il provvedimento è finalizzato «alla piena instaurazione di un regime totalitario» ordito dal Presidente Ortega, colpevole di ostacolare «l’indipendenza e la neutralità del potere giudiziario». Nel comunicato si fa appello ad una soluzione ragionevole che possa eliminare lo scioglimento della Compagnia, «a prevalere siano la verità, la giustizia, il dialogo, il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto». I Gesuiti chiedono anche il pieno rispetto delle libertà di tutti i cittadini del Nicaragua, con la piena comunione affermata con le «migliaia di vittime nicaraguensi in attesa della giustizia e della riparazione dei danni causati dall’attuale governo ed esprime gratitudine per le innumerevoli espressioni di riconoscimento, sostegno e solidarietà ricevute dopo gli oltraggi crescenti». La decisione del regime di Ortega, come del resto già avvenuto negli scorsi anni con gli altri enti della Chiesa, è avvenuta in maniera immediata, riconvertendo tutti i beni allo Stato e impedendo ai Gesuiti di ricorrere ad un giudice terzo. Come ricorda la stampa del Vaticano, una settimana fa il governo Ortega con il pretesto della “lotta al terrorismo” aveva già confiscato l’Università Centroamericana del Nicaragua (Uca), fondata dai Gesuiti, e la residenza della Compagnia di Gesù a Managua «senza concedere a quanti vi abitavano di raccogliere e portare via i loro effetti personali». Dopo gli arresti e le repressioni contro i rappresentanti della Chiesa in Nicaragua, il Vaticano lo scorso marzo si è visto costretto a chiudere la sede diplomatica della Santa Sede, con commento molto duro di Papa Francesco contro il regime, definita una «dura dittatura come quelle del primo Novecento».