«Ci sono politici che trattano il Nicaragua come un bottino di cui impadronirsi per soddisfare il proprio ego. Questi politici non sono quelli di cui abbiamo bisogno». Così don Rolando Alvarez, vescovo di Matagalpa, in un’omelia dal pulpito della chiesa di San Pietro nel luglio 2020. Era un chiaro attacco al regime. Era rimasto lui dopo che il vescovo Baez era stato costretto all’esilio nel 2019 e il prelato Edwin Roman nel gennaio 2022, due delle voci più critiche nei confronti del presidente Daniel Ortega. Restava Alvarez con i suoi sermoni contro gli abusi di potere. «Vorrebbero che la Chiesa tacesse, che non denunciasse le ingiustizie», diceva. Alla fine, come evidenziato da Le Monde, il presidente del Nicaragua è riuscito a mettere a tacere anche lui.
Il vescovo è stato arrestato il 19 agosto 2022, dopo mesi di vessazioni da parte della polizia. Martedì il religioso è comparso davanti ad un tribunale della capitale per un’udienza a porte chiuse durante la quale gli è stato notificato il prossimo processo per «cospirazione per minare l’integrità nazionale» e «diffusione di notizie false». Ma la data non è stata ancora resa nota. Il quotidiano francese evidenzia come gli attacchi alla Chiesa cattolica siano l’ultimo anello della catena repressiva del regime di Daniel Ortega. Negli ultimi mesi, ad esempio, è stato espulso il nunzio Waldemar Stanislaw Sommertag, rappresentante del Vaticano, insieme alle suore della congregazione delle Missionarie della Carità.
“UFFICIALMENTE AI DOMICILIARI MA…”
L’avvocato Martha Patricia Molina, membro dell’Osservatorio per la trasparenza e la lotta alla corruzione, ha contato 400 attacchi contro la Chiesa tra il 2018 e il 2022. Come evidenziato da Le Monde, si va dai danni ai templi ai messaggi di odio e alla persecuzione giudiziaria. Ci sono poi 11 membri del clero che sono andati in esilio, una quindicina sono in carcere o sotto processo, mentre i media cattolici sono stati chiusi e molti eventi religiosi sono stati vietati. Vilma Nuñez, presidente del Centro nicaraguense per i diritti umani, al quotidiano francese ha dichiarato: «Ufficialmente, il vescovo Alvarez è agli arresti domiciliari da agosto, ma non sappiamo dove, e nessuno è riuscito a parlargli». Ma la polizia ha denunciato le attività «destabilizzanti e provocatorie» del vescovo, che avrebbe «cercato di organizzare gruppi violenti incitandoli a commettere atti di odio contro la popolazione». C’è poi il sacerdote Uriel Vallejos che è riuscito a fuggire: l’autorità giudiziaria ha confermato che è stata presentata una richiesta di arresto da parte dell’Interpol nei suoi confronti. Per quanto riguarda il vescovo Alvarez, secondo Molina l’imminente processo «è nullo, perché non sono state rispettate le garanzie del giusto processo e sono stati violati tutti i suoi diritti umani». Ad esempio, gli è stato imposto uno degli avvocati d’ufficio, fedeli collaboratori della dittatura.
NICARAGUA, IL PRESIDENTE ORTEGA CONTRO LA CHIESA
Il Vaticano, contattato da Le Monde sulla questione, ha replicato facendo riferimento alle dichiarazioni del Papa di agosto, dopo l’arresto di Rolando Alvarez. Francesco aveva auspicato «un dialogo aperto e sincero» per «trovare le basi per una convivenza rispettosa e pacifica». Dichiarazioni che hanno deluso alcuni oppositori del regime di Nicaragua, visto che si aspettavano una condanna più esplicita degli abusi. Ma il quotidiano francese rimarca che diversi analisti attribuiscono l’atteggiamento di cautela della della Santa Sede al desiderio di non aggravare la situazione. Peraltro, il presidente Daniel Ortega ha sempre manifestato la sua posizione anticlericale, tranne quando serve per fini elettorali. Ad esempio, nel 2016 approvò una legge che vietava l’aborto per ottenere l’appoggio del clero e riconquistare il potere che aveva perso sedici anni prima. Ma la rivolta del 2018 ha rappresentato una svolta nel suo rapporto con la Chiesa dopo che i vescovi hanno imposto una serie di condizioni, a partire dalle elezioni anticipate. Per Ortega è stato «un tentativo di colpo di Stato». Da allora alcuni religiosi sono rimasti in silenzio, altri hanno attaccato il regime, pagandone le conseguenze.