Daniel Ortega, presidente del Nicaragua, ha vietato le processioni della Via Crucis nel Paese durante il periodo di Quaresima per “motivi di sicurezza”, come annunciato dal capo della Polizia nazionale nonché suo consuocero Francesco Diaz. In realtà, come riportato dal quotidiano indipendente El Confidencial, si tratta dell’ennesimo atto di repressione nei confronti dei cattolici, che dovranno chiudersi nelle chiese per professare la propria fede.
Martedì scorso, durante la pronuncia del messaggio per l’anniversario dell’uccisione dell’eroe nicaraguense Augusto Sandino, il presidente aveva anche accusato la comunità cattolica di “gravi crimini e orrori”, affermando che “il papato ha dato tutto il suo appoggio a Mussolini, un alleato di Hitler”. Poi un attacco diretto a Papa Francesco: “Non credo nei papi o nei re: chi sceglie il Papa? Se vogliamo parlare di democrazia, il popolo dovrebbe innanzitutto eleggere i sacerdoti del popolo, i vescovi, e quello che ha il maggior sostegno da parte del popolo, dovrebbe essere il vescovo. Dovrebbe esserci una votazione tra il popolo cattolico in modo che anche il Papa sia eletto con voto diretto e non dalla mafia organizzata in Vaticano”.
Nicaragua, vietata Via Crucis all’aperto: repressioni dure alla Chiesa cattolica
Il divieto alla Via Crucis all’aperto in Nicaragua è dunque soltanto l’ultimo provvedimento emanato dal presidente Daniel Ortega nei confronti della Chiesa cattolica. I suoi esponenti che stanno pagando le conseguenze della dura repressione sono numerosi. Tra questi c’è anche il pastore di Metagalpa, Rolando Alvarez, che è attualmente recluso nel carcere di La Modelo, fuori Managua, dove sta scontando una pena di 26 anni per “sovversione”. I familiari, a cui non è stata concessa alcuna visita, non hanno alcuna notizia delle sue condizioni di salute. Il Centro nicaraguense per i diritti umani ha chiesto la liberazione immediata: “La sua vita è in pericolo”, hanno affermato.
Anche la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, attraverso una nota del presidente, mons. Timothy Broglio, ha chiesto dei provvedimenti immediati. “In quest’ora buia, la speranza coraggiosa, la carità e la solidarietà testimoniano la persistente vitalità della fede del popolo del Nicaragua e dei cattolici di tutto il mondo che sostengono i fedeli nicaraguensi. Mi unisco al nostro Santo Padre, Papa Francesco, nella sua esortazione ai responsabili del Nicaragua, affinché ‘attraverso un dialogo aperto e sincero, si possano trovare le basi per una coesistenza rispettosa e pacifica’. Invito inoltre il governo statunitense e gli altri partner a continuare a cercare il rilascio del vescovo Alvarez e il ripristino dei diritti umani in Nicaragua”, ha scritto.