“ORTEGA SI CREDE DIO, VUOLE ELIMINARE LA CHIESA”: LA DENUNCIA DELL’ATTIVISTA IN FUGA DAL NICARAGUA

Con la nuova ondata di repressione sandinista in Nicaragua il regime di Daniel Ortega e della moglie vicepresidente Rosario Murillo hanno un progetto ben chiaro: «eliminare la Chiesa cattolica» a suon di arresti, beni confiscati, sacerdoti perseguiti e cristiani che da anni ormai vivono nel terrore di esprimere la propria fede in pubblico. Dopo l’appello diplomatico di Papa Francesco la scorsa domenica all’Angelus, i riflettori mondiali su quanto sta avvenendo in Nicaragua si sono quantomeno riaccesi portando allo scoperto le nefandezze in serie compiute dal regime comunista di ispirazione sandinista, da ultimo la tassazione sulle elemosine lanciata in concomitanza con la festa dell’Assunzione di Maria a Ferragosto.



Non è un caso che dalla commissione interamericana dei diritti umani sia giunta denuncia pubblica in merito alla repressione che purtroppo in Nicaraguaı va avanti ormai da troppo tempo: sono stati elencati nel dettaglio tutti i punti di profonda gravità legati all’operato di Ortega e dei suoi “vassalli”: dalla persecuzione religiosa, a quella sociale, finendo con l’aggravamento delle detenzioni carcerarie di chi viene imprigionato perché contrario all’ideologia sandinista al potere. In un lungo atto di accusa contro le “turbas” di Ortega (ben 870 attacchi in soli 6 anni, ndr), apparso oggi sul “Foglio”, parla l’attivista esiliata in Texas Martha Patricia Molina, svelando il piano persecutorio del suo stesso Paese: dopo la liberazione dell’arcivescovo Rolando Alvarez (detenuto in condizioni inumane dopo la condanna di 26 anni) e la conseguente liberazione di un altro importante prelato nicaraguense, mons. Mora Ortega, si pensava che il disgelo tra Nicaragua e Vaticano potesse finalmente avvenire dopo la “rivoluzione” sandinista di fine Novecento.



Secondo l’avvocato e attivista invece quello era un tentativo di Ortega di “ingraziarsi” la Chiesa di Roma per ottenere in fretta le nomine di vescovi graditi al regime: così non è avvenuto e quindi ecco riapparire nel giro di poche settimane nuove repressioni contro i cristiani e le autorità della Chiesa. «La dittatura sandinista odia la Chiesa cattolica, perseguita i cristiani e ha un’ossessione totale per vedere distrutto mons. Álvarez e tutto ciò che ha a che fare con lui e per questo ha ridotto al trenta per cento il numero dei parroci della diocesi di Matagalpa», denuncia Patricia Molina ai colleghi de “Il Foglio”. Il livello attuale di libertà religiosa è ai minimi storici in Nicaragua e le preoccupazioni del Vaticano, che pure prova tentativi diplomatici anche di recente, sono fondate: «Ortega si crede Dio e aspira ad essere venerato dai cittadini a livello nazionale e internazionale».



LA PERSECUZIONE NEO-SANDINISTA DI ORTEGA CONTRO LA CHIESA IN NICARAGUA

L’attivista in esilio prova poi a spiegare da dove nasca un odio e un’acredine così ingente contro la Chiesa cattolica: la risposta è molto schietta dal momento che l’origine di tale repressione nasce dall’essere «atei e comunisti, non credono in Dio e sono criminali che non hanno mai rispettato la legge».

La persecuzione dei vescovi e dei sacerdoti non è però l’unica forma di repressione messa in atto dal regime sandinista comunista del Nicaragua: secondo Molina infatti l’intento è perseguitare la fede stessa in quanto un cristiano ha propri valori, propria morale ed etica, di fatto quindi un cittadino «non facilmente convincibile». Soprattutto, da tempo slogan e comportamenti “di facciata” del regime pretendono di presentarsi al mondo come “cristiani”, ma per un vero cristiano – denuncia l’attivista – «non esiste commettere crimini contro l’umanità come fanno Ortega e la moglie». L’avvocatessa contesta la posizione tenuta dal Vaticano in questi mesi di eccessiva “prudenza” anche se, lo ribadiamo, l’appello del Papa all’Angelus ha rimesso i riflettori puntati sul Nicaragua nonostante il tono usato sia stato molto diplomatico. Senza piena condanna come avvenuto ad esempio sulla legge firmata in Ucraina contro la messa al bando della Chiesa ortodossa russa, ma un messaggio ricco di speranza e legato alla preghiera mariana per confidare in una “riappacificazione” quantomeno sulle contese giudiziarie in atto. «All’amato popolo di Nicaragua vi incoraggio a rinnovare la vostra speranza in Gesù», aveva detto negli scorsi giorni Papa Francesco chiedendo alla cristianità di pregare la Madonna per le condizioni del Nicaragua, «Ricordate che lo Spirito Santo guida sempre la storia verso progetti più alti. La Vergine Immacolata vi protegga nei momenti della prova e vi faccia sentire la sua tenerezza materna».