Nichi Vendola ha annunciato il ritorno in politica, o meglio il rientro nel dibattito quotidiano dell’attualità politica: dopo le inchieste sull’Ex Ilva, e dopo la recente condanna a 3 anni e mezzo nel processo di primo grado, l’ex Presidente di Regione Puglia prima su Facebook e poi con una lunga intervista al “Manifesto” ribadisce la sua volontà in Sinistra Italiana di fare opposizione attiva al Governo Draghi, anche in prima persona dopo l’auto “esilio” dal 2015. «Voglio riprendere la parola, in un mondo in cui la malattia delle parole ha contagiato e dannato la sinistra. La frammentazione a sinistra è solo un effetto del suo smarrimento semantico e simbolico, della perdita di uno straordinario vocabolario, di una visione del mondo che era capacità di discernimento e di orientamento».
In questo però, la centralità politica di Sinistra Italiana (oggi guidata da Nicola Fratoianni), specie dopo la separazione da Articolo 1-Mdp (Speranza e Bersani) e i Verdi (Muroni e Sala), è tutt’altro che dirimente: «Condivido il posizionamento politico di Sinistra Italiana, all’opposizione di un governo davvero cinematografico: quello in cui tutti i populisti e tutte le oligarchie si incontrano sul terreno dell’emergenza. Ma detto questo sono più interessato alla ricostruzione di un progetto politico e culturale che sia di critica radicale della “dittatura del presente”, un presente in cui si smarrisce persino la centralità dei diritti umani in nome della logica del profitto».
LA “NUOVA” SINISTRA DI VENDOLA
La critica a Pd, M5s e renziani è feroce: a differenza delle “destre” che «sanno quello che vogliono e lo dicono con chiarezza», la risposta del Centrosinistra secondo Vendola per ora è del tutto fallimentare. Ancora l’ex Governatore al Manifesto: «cosa diciamo sulla vicenda paradigmatica di Big Pharma, cosa su quella merce povera e poverissima che si chiama lavoro, sul Welfare, sui dannati della terra, sulla vendita di armi agli sterminatori di tutto l’universo, sulla solitudine del popolo palestinese? Non penso a un elenco di buone intenzioni, ma ad una capacità di lettura condivisa delle contraddizioni del nostro tempo». Nichi Vendola non è per nulla convinto dal progetto di alleanza strategica immaginato da Letta e Conte per il futuro della sinistra e rilancia, «Il moderatismo non è la medicina che cura il populismo, spesso è la causa che lo produce, e oggi di fronte alla radicalità del conflitto sociale non abbiamo bisogno di un silenziatore». Bocciati cosi in un colpo solo il progetto di Conte e quello di Letta, ma ne ha anche per il Premier attuale: «il governo Draghi stia indirizzando l’Italia post-Covid nella continuità con quella che c’era prima. I nodi del salario minimo e dei licenziamenti sono solo evocativi della natura di questo gabinetto emergenziale. Il governo sta legittimando sulla scena europea i sovranisti italici e ha il suo portafoglio saldamente nelle mani di una Lega molto confindustriale e di una Confindustria molto leghista».