Secondo studi accurati di esperti del mondo del lavoro, nell’arco dei prossimi 20 anni andrà perso circa il 25% dei posti di lavoro per via dell’automatizzazione ormai in atto da anni in ogni settore del vivere moderno. Le cinque maggiori economie europee (Francia, Germania, Regno Unito, Italia e Spagna) vedrebbero circa 12 milioni di lavoratori mandati in pensione dai robot. Attenzione, perché non si tratta solo di lavori già “automatizzati” di per sé come l’operaio o il contadino, ma riguarda anche i cosiddetti “lavori di ingegno”: scuola, salute, amministrazione, informazione, management di impresa.



Ma c’è qualcosa di più preoccupante ancora all’orizzonte: la creazione e lo sviluppo di una intelligenza artificiale che si sostituisca a quella dell’uomo. Non privare cioè soltanto l’uomo del lavoro, ma privare l’uomo della sua umanità, unicità e libertà.

In questo senso non è una sorpresa che, l’organizzazione non-profit di ricerca sull’intelligenza artificiale che promuove lo sviluppo delle cosiddette Ai amichevoli (friendly Ai o Fai) – intelligenze definite capaci di “contribuire al bene dell’umanità” tra i cui fondatori c’era anche il sempre presente Elon Musk – abbia varato ChatGPT (Generative Pretrained Transformer), l’intelligenza artificiale più elaborata e allo stesso tempo sconvolgente al mondo. Per chi se lo ricorda, si tratta dell’attuazione dell’incubo del film 2001 Odissea nello spazio, il computer Hal 9000 che dialogava e dava istruzioni all’astronauta protagonista. Con ChatGPT si dialoga come con un vero essere umano, gli si fanno domande su qualunque argomento, gli si può chiedere di scrivere un articolo, una poesia o anche una canzone. Gli si può chiedere dove andare in vacanza, quale meta consiglia, cosa c’è di bello da vedere. Ma lui risponde pescando da quello che trova in Rete. Così se gli chiederete dove si possano scalare seimila metri in Italia, lui vi dirà il Monte Bianco (che è alto 4800 metri). Se glielo farete notare chiederà gentilmente scusa e dirà che deve implementare la sua conoscenza. Il dialogo può procedere all’infinito portandovi all’esaurimento: l’ultima parola sarà sempre la sua. Se si pone al chatbot un quesito che abbia a che fare con emozioni, sensazioni o sentimenti, la sua risposta è sempre qualcosa come “sono un modello addestrato, non sono in grado di provare sentimenti come gli esseri umani”.



ChatGPT ha causato inoltre allarme tra le istituzioni educative per la sua capacità di eludere gli strumenti di rilevamento del plagio. Un docente della Deakin University in Australia ha rivelato che i robot sono stati rilevati in quasi un quinto delle valutazioni, suscitando preoccupazioni sul fatto che l’intelligenza artificiale venga ampiamente utilizzata per imbrogliare negli esami.

E’ successo così che un fan del cantautore Nick Cave gli abbia mandato una canzone scritta dal chatbot piena di oscure immagini bibliche come è nel suo tipico stile: “Io sono il peccatore, io sono il santo / io sono l’oscurità, io sono la luce / io sono il cacciatore, io sono la preda / io sono il diavolo, io sono il salvatore.” Cave, dopo averla letta, ha commentato: “L’apocalisse è a buon punto. Questa canzone fa schifo”.



“Scrivere una buona canzone non è imitazione, o replica, o pastiche, è il contrario”, ha detto. “È un atto di auto omicidio che distrugge tutto ciò che si è cercato di produrre in passato. Sono quelle partenze pericolose e mozzafiato che catapultano l’artista oltre i limiti di ciò che riconosce come il proprio io conosciuto”. Sono cioè tutte quelle cose che definiscono un essere umano in quanto tale e lo spingono sempre più avanti, a cercare il significato stesso dell’esistenza o quanto meno a elaborarla tentativamente.

“Tutto questo fa parte dell’autentica lotta creativa che precede l’invenzione di un verso unico di valore effettivo; è il confronto senza fiato con la propria vulnerabilità, la propria pericolosità, la propria piccolezza, contrapposta a un senso di scoperta improvvisa e scioccante; è l’atto artistico redentore che scuote il cuore dell’ascoltatore, dove l’ascoltatore riconosce nel funzionamento interno della canzone il proprio sangue, la propria lotta, la propria sofferenza”. Richiede la propria umanità: “Con tutto l’amore e il rispetto del mondo, questa canzone è una stronzata, una grottesca presa in giro di ciò che significa essere umani e, beh, non mi piace molto” ha concluso.

Ma di tutto questo a Elon Musk e a quelli come lui, cosa può interessare? L’apocalisse è vicina, Odissea 2001 non è più fiction.

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