Come ormai felice abitudine, Nexo Digital fa uscire per un periodo di tre giorni in molte sale italiane lungometraggi che hanno a che fare con la musica. Da lunedì 23 a mercoledì 25 maggio sarà il turno di This Much I Know To Be True, del regista australiano Andrew Domenik, film dedicato al periodo più recente dell’opera di Nick Cave.
Quello che non sapevo vedendo il film – la notizia mi era sfuggita – è che proprio qualche giorno prima il cantautore australiano aveva sopportato un nuovo dolore, quello della morte del figlio trentenne Jethro Lazenby, avuto da una breve relazione con la modella Beau Lazenby, notizia riportata anche qui sul Sussidiario.
La morte (ancora non ufficializzate le cause) è arrivata dopo una serie di abusi di stupefacenti, una diagnosi di schizofrenia e un periodo passato in carcere per percosse alla madre. Nel 2015 – come ricordano gli articoli linkati sopra – Arthur, uno dei due gemelli avuti dall’attuale moglie Susan Bick, era morto tragicamente, cadendo da una scogliera in seguito ad una esperienza con l’LSD. Insomma, vita non facile e costellata di dolore e morte quella dell’artista australiano, dolore e morte di cui spesso ha parlato e parla nelle sue canzoni.
Non avrei voluto scrivere questa lunga elegia funebre, ma lo scoprire questo nuovo evento mi ci ha come costretto. E dire che l’esperienza della visione del film dedicato a lui era stata davvero consistente, e forse lo è ancora di più ora. Perché quella di Nick Cave è una vita, personale ed artistica, sempre ai limiti, sempre in ricerca, a tinte forti, mai ferma, sempre piena di domande. Dunque non voglio farla troppo lunga: se volete leggere una scheda del film e sapere in quante e quali sale è programmato, andate sulla bellissima PAGINA DEDICATA SUL SITO DI NEXO DIGITAL. Io proverò a dirvi che esperienza è stata per me, provando a tornare indietro, a prima di conoscere questo nuovo dolore. E se volete farvi un’idea dell’artista, oltre a cercarvi qualche brano su youtube, tipo la bellissima INTO YOUR ARMS, se volete leggetevi questa CONFERENZA DEL 1999 in cui parla delle canzoni d’amore.
Il percorso mentale e spirituale di Nick Cave non è lineare e nemmeno omogeneo. Spiazza un po’ l’apertura del film sulla dichiarazione che non potendo esibirsi in tour per la pandemia, ha deciso di riqualificarsi come ceramista, creando la storia del diavolo in 18 statuette. Per la verità il percorso narrativo, nelle canzoni di Nick Cave, ma anche nelle conferenze o in altri scritti e dichiarazioni, non è mai scontato, anzi, è sempre sorprendente. Visioni, frasi e immagini apparentemente o volutamente sconnesse, richiami ad una spiritualità e ad una religiosità sempre presenti e profondi, e all’interno di tutto ciò, come fasci di luce nel buio, si stagliano domande lancinanti, interrogativi profondissimi o verità su cui meditare, lui per primo, e poi chi ascolta.
Spesso Nick Cave racconta del lavorio che sta dietro le canzoni, alcune nate in pochi minuti, alcune cesellate per anni. Le canzoni che ascoltiamo e vediamo realizzate nel film – con il suo amico-collaboratore-sciamano Warren Ellis -, un batterista, un piccolo ensemble di archi e tre vocalist – appartengono al repertorio degli ultimi due album dell’artista, Ghosteen, dedicato al figlio Arthur come riflessione sulla sua morte, e Carnage, descrizione a suo modo di esperienze, mancanze, punti di vista nel periodo della pandemia.
Il resto è da vedere ed ascoltare. Uscendo dal cinema con mia figlia, mi veniva da riassumere in due frasi molto sintetiche quello che era appena accaduto: 1) devi entrare pronto a tutto 2) non ne esci come prima. È una esperienza difficile da raccontare, occorre farla. Proverò comunque a proporre qualcuno dei flash che mi hanno colpito di più.
Beh, la regia innanzitutto è molto buona. A parte alcune sequenze in esterno, l’ambiente in cui sono eseguite le canzoni è una grossa stanza, stile post-industrial, luci molto belle, fotografia a tinte forti e chiaroscuri meravigliosi. I brani di Ghosteen, forse un po’ difficili da ascoltare e basta, visti on stage e seguiti con i sottotitoli acquistano una profondità straordinaria. “I am by your side and holding your hand” e il dramma di avere forse lasciato quella mano andare per conto suo troppo presto. “My baby is coming home now”, ultimamente un grido di speranza nella vita che si spera continui.
“Il passato con la sua feroce risacca non ti lascerà mai andare via”: come è simile questo verso a quello di Niccolò Fabi nella canzone Ecco, dedicata alla piccola figlia Lulù, portata via a due anni e mezzo da una meningite.
Questo film ti tiene con gli occhi, le orecchie ed il pensiero incollati a ciò che accade. Qui va tutto ad un tempo diverso, dilatato, le masse sonore si spostano, facendo capire anche cosa sia la musica ascoltata come si deve e non da un telefonino senza nemmeno le cuffie.
Ad un certo punto c’è un bello scambio in cui Nick Cave e Warren Ellis parlano l’uno dell’altro, raccontando che, quando realizzano una canzone, ad un certo punto arrivano ad uno strano stato di coscienza, non sanno cosa stia succedendo ed è lì che qualcosa accade (cito a memoria). Certe ripetizioni delle parole (e di armonie e melodie, anche) a volte rischiano quasi di innervosire, ed invece scavano in profondità, portando l’ascoltatore ad immedesimarsi e farsi le stesse domande.
Viene menzionato anche il blog The Red Hand Files, che Cave tiene da qualche anno rispondendo alle domande dei suoi fan (o oggi si deve dire per forza followers?). E nella risposta ad una lettera emergono gli aspetti più profondi e drammatici della personalità dell’artista (citando sempre a memoria): “non abbiamo controllo sulla vita, non lo avremo mai. Ma possiamo reagire a quello che la vita ci offre attraverso le opportunità, il cambiamento ed il rinnovamento”. Per questo “la cosa più importante è trovare il senso delle cose, non necessariamente la felicità. Muoversi verso qualcosa; la vera ragione del mondo è essere significativo”.
Basta, ho scritto anche troppo. Spero che quanto ho scritto serva a farvi decidere di fare questo viaggio, io ve lo consiglio. Ma ricordate le due sintetiche frasi che riformulo: 1) entrate preparati 2) ne uscirete cambiati.