Nicola Di Bari – vero nome Michele Scommegna – non ha bisogno di presentazioni. Oggi, a 80 anni, si definisce un uomo fortunato “ma sarei più fortunato se fossi anche vaccinato”, ha dichiarato intervistato tra le pagine del Corriere della Sera. Cresciuto a Zapponeta nel golfo di Manfredonia, non credeva di intraprendere la carriera da cantante: “Pensavo che il canto fosse solo un divertimento”, dice. Poi il trasferimento a Milano, gli esordi ed i primi successi che lo convinsero a proseguire la strada artistica fino ad approdare a Sanremo nel 1970 con “La prima cosa bella”, ispirata dalla nascita della primogenita Ketty e successivamente il grande successo all’estero. Tra le sue collaborazioni anche quella con Checco Zalone che definisce “bellissima”: “Era venuto a Milano e mi ha proposto un parte nel film “Tolo Tolo”. Era simpatico e intelligente e sapeva perfettamente quel che voleva. È il degno erede di Benigni e di Troisi. Propone una comicità molto popolare che però sa toccare temi importanti”, ha raccontato.



Il popolare cantante ha avuto modo di guardare l’ultimo Festival di Sanremo e constatare anche i grandi cambiamenti: “Ma propone sempre nuovi talenti che nel nostro Paese abbondano. I Maneskin li conoscevo avendoli visti a X Factor […] Meglio che abbia vinto uno straordinario rock moderno piuttosto che un brano rap. Il rap è povero di melodia ma si riscatta con i testi. Sanremo alla fine funziona sempre”.



NICOLA DI BARI, IL SUO UNICO DESIDERIO

Se potesse esprimere un desiderio, Nicola Di Bari ne vorrebbe uno solo: “essere vaccinato”. Oggi, ammette, riceve molte proposte di lavoro ma non può accettarle: “Senza vaccino alla mia età non si può andare da nessuna parte”. In attesa di ricevere la sua dose, il cantante ha rammentato i suoi passati malanni. Lo scorso settembre dopo essere tornato in Italia ha iniziato ad avere la febbre: “Credo di avere il Covid. Invece è l’aorta”, spiega. Dopo l’operazione fu colpito da una emorragia intestinale ma nuovamente salvato. “Due interventi in 10 giorni andati bene. Sono fortunato. Durante il ricovero girano leggende metropolitane che mi vogliono moribondo o in terapia intensiva. Balle. Non l’unica. Corre voce che il sindaco della mia città natale Zapponeta mi ha offerto il vaccino. Ufficialmente questo non è avvenuto”, ha aggiunto.



Sul piano privato, Nicola Di Bari è sposato dal 1967 con Agnese, “una storia bellissima che continua ancora”, dice, e dalla quale ha avuto quattro figli: Ketty, Nicoletta, Arianna e Matteo. La moglie la conobbe a San Maurizio, frazione di Cologno, dove capitò per caso per un torneo di biliardo. In merito al rapporto con Dio e la religione, spiega, “Io sono cattolico apostolico. Meno praticante di quanto vorrei”. Oltre alla vaccinazione ha svelato i suoi futuri progetti: “Sto lavorando a una nuova canzone romantica dedicata alla mamma”.