Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, nel corso di un incontro con le scuole che si è svolto nella chiesa della Resurrezione di Scampia, ha puntato il dito contro quelle produzioni cinematografiche che mettono in scena i contesti della camorra con delle narrazioni intriganti che finiscono per entusiasmare il pubblico meno informato. Il riferimento velato è anche a Gomorra, la serie tv ispirata al libro di Roberto Saviano.



“Abbiamo visto film sulla camorra, ambientati in questo territorio, nei quali c’è solo violenza. E la seconda stagione viene fatta ancora più violenta, poiché il pubblico è assuefatto”, ha sottolineato il procuratore come riportato da Avvenire. Il problema più grave è che spesso i personaggi di queste storie sono fonte di ispirazione per i più giovani. “Se dopo averla vista un ragazzo porta i capelli come il killer che ha visto in tv, vuol dire che ho fatto dei guai. Ed è inutile che vada poi a parlare di Falcone e Borsellino in tv, se ho contribuito con la mia opera al fatto che quel ragazzo imiti un camorrista”.



Nicola Gratteri, il cinema e i social network: attenzione ai contenuti sulla camorra

Nicola Gratteri ha voluto precisare di non essere contro il cinema in senso stretto, ma soltanto di essere critico nei confronti di quei prodotti che finiscono per essere diseducativi, soprattutto in determinati contesti delicati come quello in questione. È per questo motivo che la condanna è rivolta ancora una volta a coloro che ideano queste storie. “Da adulto io devo preoccuparmi di quale fine farà la mia opera, se non appare mai un poliziotto, un magistrato, un prete, un insegnante. Quale messaggio darò?”, ha ribadito.



Lo schermo in tal senso non è molto distante dai social network. Anche qui infatti spesso la cultura della camorra viene erroneamente promossa. “Le mafie utilizzano i social per presentarsi come modello vincente, per dire a chi li guarda: “Vieni con noi, sarai ricco e potente come noi”. Ma è un inganno, una trappola”, ha concluso.