Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, in una intervista a La Stampa, ha parlato del traffico di droga che vede al centro l’Ecuador. “È il terzo Paese al mondo per sequestri di cocaina, dopo Colombia e Stati Uniti. È incuneato tra Colombia e Perù e dai tempi dei cartelli colombiani garantisce la spedizione di ingenti partite di cocaina destinate al Nord America e all’Europa”, ha spiegato.



L’economia dell’Ecuador è di fatto narcos-dipendente. “C’è un indotto che ruota attorno al narcotraffico, ma la maggior parte dei profitti vengono investiti nelle economie più ricche”. Il fenomeno in questione coinvolge anche l’Italia. “Su questo Paese hanno messo gli occhi un po’ tutti: dai cartelli messicani alle gang albanesi e alla stessa ‘ndrangheta. Negli ultimi cinque-sei anni abbiamo notato un numero maggiore di carichi sequestrati in Italia provenienti da lì e un’attenzione particolare da parte di clan albanesi che sono andati a vivere nella zona portuale di Guayaquil”.



Nicola Gratteri: “Ecuador snodo della cocaina, Ndrangheta ci ha messo gli occhi”. Il traffico

L’Ecuador ad ogni modo è più un Paese di snodo della cocaina, non tanto di produzione. “La cocaina viene prevalentemente prodotta in Colombia, Bolivia e Perù, ma a distribuirla in Nord America sono i cartelli messicani. Il mercato europeo è molto fluido con la ’ndrangheta che mantiene contatti importanti in quasi tutti i paesi dell’America Latina. La forza emergente è quella albanese. Garantisce la consegna a domicilio in Italia e in Europa di ingenti carichi di cocaina a chi non vuole sporcarsi le mani. Si è assunta i rischi della spedizione. Ed è radicata in tantissimi Paesi”, ha spiegato Nicola Gratteri.



L’occhio è anche ad altri Paesi che potrebbero essere messi in futuro al centro di questi meccanismi. “L’America Latina è una polveriera. Tutto può succedere. Bisogna non concedere spazio ai cartelli della droga che gestiscono enormi patrimoni e sono in grado di corrompere politici, funzionari, giudici e poliziotti”, ha concluso.