Non serve Gino Strada per la Calabria, ma un manager: questo è il pensiero di Nicola Gratteri. Il procuratore capo di Catanzaro è intervenuto ieri a Otto e mezzo ed ha detto la sua sul pasticcio politico-sanitario degli ultimi giorni, con gli avvicendamenti in serie sulla poltrona di commissario alla Sanità: «Non posso entrare in profondità rispetto a questo tema, ci sono delle indagini in corso. Si tratta di tre commissari che sono distanti miglia l’uno dall’altro, non c’è un’analogia l’uno con l’altro». Come ben sappiamo, la Sanità calabrese è commissariata da 10 anni e Nicola Gratteri ha evidenziato: «C’è un peccato originale nei commissariamenti: quando si commissaria, o si danno poteri a 360° – carta bianca, responsabilità assoluta – o si finisce come i commissari prefettizi nei casi di scioglimento di un Comune per mafia, dove i comuni si congelano per un anno o due, senza fare nulla. Un altro errore che viene fatto è quando si delegano i soggetti attuatori: chi è commissariato non deve toccare palla».



NICOLA GRATTERI: “GINO STRADA NON VA BENE PER LA CALABRIA”

«Se oggi avessimo 100 posti letto di terapia intensiva noi oggi non saremmo in zona rossa, ma in zona legge: in Calabria ci sono pochi infettati, ma ci sono pochissimi letti e pochissime strutture», ha aggiunto Nicola Gratteri nel corso del suo intervento a Otto e mezzo, commentando così l’ipotesi Gino Strada: «Gino Strada non va bene per la Calabria. Io sono stato in Africa e conosco le cose straordinarie che ha fatto in Africa, ma il problema della Calabria non sono gli ospedali da campo ma le ruberie nelle Asp, l’acquisto dei prodotti sanitari. Non sono nemmeno gli stipendi di medici e infermieri, c’è bisogno di un manager e non un bravo medico. Non servono ospedali da campo, perché in Calabria ci sono 18 ospedali chiusi». E Nicola Gratteri ha le idee chiare sul prototipo ideale: «Penso che andrebbe bene un calabrese emigrato, non uno che vive ora in Calabria: una persona emigrata per fame e per bisogno, che ha fatto concorsi al Nord e che al Sud non si è voluto piegare a concorsi controllati dalla massoneria deviata o dalla ‘ndrangheta: penso a un professore universitario che lavora al Nord e che è figlio di contadini, operai calabresi».

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