Addio alla vecchia coppola, oggi la criminalità organizzata si muove tra criptofonini, bitcoin e dark web: parola di Nicola Gratteri. Il nuovo procuratore capo di Napoli ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Avvenire e ha acceso i riflettori sui boss 5.0, che hanno colonizzato le praterie virtuali sul web: “Le mafie hanno sempre dimostrato di avere una grande capacità di adattamento. Sono riuscite a passare indenni l’ultima fase del regime borbonico, lo stato liberale, il ventennio fascista, la prima e la seconda repubblica. Sono ancora forti e stanno esplorando con successo anche lo spazio cibernetico che deve essere visto come un’estensione del territorio fisico. Hanno iniziato con i social media (da Facebook a Tik-Tok) e stanno dimostrando sempre più interesse a estendere la loro influenza e il loro controllo su nuovi territori e opportunità economiche”. Gratteri ha aggiunto: “Con l’espansione del mondo digitale e l’importanza crescente del web nella vita quotidiana, anche le mafie cercano di sfruttare questo spazio virtuale per scopi illegali. Tra le aree di interesse, ci sono gli attacchi informatici, le frodi online, estorsioni ransomware e altre attività illecite online. Sono attente anche alle dinamiche del dark web, la parte nascosta e non indicizzata del web dove, durante la pandemia, sono prosperate le attività illegali e da alcuni anni utilizzano anche le criptovalute”.
La versione di Gratteri
La ‘ndrangheta è un passo avanti rispetto alle altre mafie nella gestione di cripto valute e attività illegali online, ha spiegato Gratteri, mentre la camorra è più coinvolta nei social media, mondo che viene esplorato anche da mafiosi, ‘ndranghetisti ed esponenti dei clan del Gargano. E il mercato delle cripto valute ha lucrose prospettive: “Le mafie operano in due modi. C’è chi utilizza queste valute e chi le estrae attraverso un sofisticato meccanismo di “mining”, che passa dall’uso di computer tecnologicamente avanzati con dispendi energetici rilevanti. C’è uno studio della Fondazione Magna Grecia, che verrà pubblicato a dicembre, che documenta una forte presenza della ‘ndrangheta nell’estrazione di criptovalute in Calabria”. Droga, armi ma non solo, nel deep web è possibile custodire server per comunicazioni sempre più sofisticate e protette, ha proseguito Gratteri. Il procuratore ha indicato la strada su come contrastare la minaccia delle mafie del futuro: “Bisogna evitare che nel mondo ci siano zone franche, territori con legislazioni meno affliggenti. È necessaria una strategia globale, una cooperazione sempre più efficace con continui scambi di informazioni e di intelligence. Altrimenti, sarà sempre più difficile contrastare le mafie, oggi sempre più ibride, a cavallo tra la dimensione analogica e quella digitale”.