Prosegue il dibattito sull’emergenza migranti in Italia, il sottosegretario leghista all’Interno Nicola Molteni è netto: tutta l’Africa in Italia non ci sta. Intervistato dal QN, l’esponente del Carroccio ha rimarcato che il dossier è una questione di approccio: “Duri coi clandestini e i trafficanti di esseri umani e valorizzazione della sicurezza e la legalità dell’immigrazione di qualità, utile e formata”.
Una delle principali preoccupazioni riguarda l’hotspot di Lampedusa, Molteni ha annunciato che il governo è già al lavoro per un nuovo decreto sicurezza: “Il ministro Piantedosi ha parlato qualche settimana fa con la premier Meloni e i vice Salvini e Tajani in merito a un nuovo strumento normativo inteso da un lato a rafforzare la sicurezza e la protezione dei cittadini in termini di contrasto alla criminalità e dall’altro a ulteriori norme sull’immigrazione”.
Il punto di Molteni
A proposito degli interventi dell’esecutivo, Molteni ha posto l’accento sulla necessità di velocizzare e rendere più efficienti le norme per il rimpatrio dei migranti pericolosi e violenti con un alto profilo criminale. Un altro punto importante riguarda il potenziamento e l’aumento dei Cpr sui territori. Il terzo tema sensibile è quello dei minori stranieri non accompagnati: “Credo che la legge Zampa sui minori debba essere applicata in modo migliore. In gran parte è inapplicata: la prima accoglienza è a carico dello Stato, poi intervengono gli enti locali. L’affidamento alle famiglie funziona male. C’è inoltre la questione chiave dell’accertamento dell’età. Vale sempre la minore età dichiarata e tutti si dicono minorenni. Problema enorme”. “Io ripeto che tutta l’Africa in Italia non ci sta. L’immigrazione non va subita, va governata”, ha proseguito Molteni, ricordando l’importanza di un’immigrazione di qualità, utile e formata: “Per questo il governo italiano ha fatto un decreto flussi da 450mila persone in tre anni, mai realizzato dai governi di sinistra, ed è l’unico in Europa che apre corridoi legali per donne e uomini. Anche attraverso il cosiddetto piano Mattei, che non è un piano di conquista neocoloniale ma di cooperazione allo sviluppo e la crescita che guarda soprattutto alle giovani generazioni”.