Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, interviene duramente a Non è l’Arena sulla Sanità calabrese. «Vorrei far capire a tutti coloro che ci seguono che la Calabria deve essere considerata un’emergenza nazionale», la premessa. Poi l’accusa pesante: «Vorrei anche far capire – e mi assumo la responsabilità di quanto sto per dire – che se a capo delle istituzioni ci sono cretini è perché comanda la mafia». Quindi, ha spiegato meglio: «Molto spesso a capo della amministrazioni pubbliche calabresi si trovano soggetti non particolarmente brillanti. La qualità del personale che governa le pubbliche amministrazioni in Calabria è fatto così». Ma Nicola Morra ha anche attaccato i media: «Questa settimana abbiamo avuto in Commissione Antimafia il commissario ad acta Longo senza che un giornale nazionale desse risalto alla notizia». Da qui la sua drammatica e cruda conclusione: «Hanno fatto tutti gli imbrogli possibili e finora non è successo niente», ha affermato Nicola Morra nello studio di Massimo Giletti.

NICOLA MORRA SU MAFIA “SANITÀ È COSA LORO”

La fotografia scattata da Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, a Non è l’Arena sulla Sanità in Calabria è preoccupante. «Io vorrei ricordare che la Calabria è la regione in cui nel 2006 è stato ammazzato il vicepresidente del Consiglio regionale Fortugno per questioni di sanità». Morra ha parlato anche dell’attuale legislatura: «Diversi consiglieri regionali sono stati accusati di essere soci occulti di strutture private convenzionate, che poi erogano quelle prestazioni extra budget che producono il buco». A tal proposito, ha evidenziato un fenomeno particolare: «Questi dipendenti infedeli si annidano soprattutto negli uffici legali, che sono quelli che gestiscono il contenzioso contro l’azienda. Questo diventa abnorme e fuori media». Quindi ha citato il caso dell’ex senatrice Lomoro, ex assessore alla Sanità in Calabria, che «cercando di opporsi ad un pagamento di 200 milioni di euro fu fatta fuori dagli stessi suoi compagni di giunta, quindi in Calabria, come ribadito dal dottor Longo, la sanità è prepotentemente “cosa loro”». Quindi, ha espresso il suo rammarico: «Tante segnalazioni vengono prodotte alle procure competenti, ma non sempre si arriva a meta».