La scarcerazione di Giovanni Brusca

ha scatenato un acceso dibattito politico e non solo. Il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, intervenuto ai microfoni de La Stampa, ha spiegato che quando un mafioso collabora si devono offrire dei vantaggi, benefici che però è bene che non siano assoluti.

«La rieducazione del detenuto è l’aspirazione di tutti, ma la realtà ci dice che non sempre funziona», il giudizio dell’ex esponente del Movimento 5 Stelle. Secondo Nicola Morra non è possibile consentire ad un mafioso di godere di piena libertà comunicativa, di impresa ed economica, rimarcando i dubbi sull’effettivo pentimento di Brusca: «Ho molti dubbi, sia sul fatto che abbia detto tutto, sia sulla sua effettiva conversione. […] Non si può negare che la legge sui collaboratori di giustizia abbia indotto molti mafiosi a sgretolare il muro di omertà e che abbia quindi portato significativi benefici, ma si dovrebbe ripensare l’attuale legislazione in materia di mafia».

NICOLA MORRA: “LEGGI SU REATI DI MAFIA DA RIVEDERE”

Nel corso della sua intervista al quotidiano torinese, Nicola Morra ha rimarcato che Brusca dovrebbe avere il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati abitualmente da Di Matteo e dai parenti delle sue vittime, per poi soffermarsi sui ritardi della politica: «Uno Stato serio ha coscienza della cronologia delle future scarcerazioni, le affronta in anticipo, senza soccombere all’animosità del momento. Ricordo, a tal proposito, che a breve verranno scarcerati anche i fratelli Graviano, entrambi con meno di 60 anni». A proposito delle leggi da cambiare, Nicola Morra ha sottolineato che andrebbero rivisti gli articoli 4-bis e 41-bis, ampliando la specificità dei reati ascrivibili a una condotta mafiosa ed entrando nel diritto societario e fallimentare.