La Chiesa si è accorta troppo tardi della “fregatura” propinata ai cattolici dal Governo Conte: questo è il duro attacco di Nicola Porro alla CEI, colpevole di essersi opposta ai divieti troppo tardi, solo quando si è capito che la Fase 2 non avrebbe contemplato la ripresa delle funzioni religiose, con il divieto che continua per le Messe, salvo limitate concessioni per i funerali.
Nella sua rassegna stampa video “Zuppa di Porro”, oggi intitolata in modo molto chiaro “Colpetto di Stato” per indicare la totale contrarietà di Nicola Porro ai provvedimenti presi dal Governo Conte per la Fase 2, che strutturata in questo modo causerebbe la morte di tantissime attività produttive, il giornalista contesta anche la mancata libertà di tornare a celebrare la Santa Messa, però con un duro attacco alla Chiesa italiana che sarebbe causa del suo stesso male.
La Conferenza Episcopale Italiana ha torto, perché i vescovi “hanno perso la loro libertà di culto quando hanno accettato di non celebrare la Pasqua“, con riferimento naturalmente all’impossibilità di celebrare la Santa Messa e tutti gli altri riti e funzioni della Settimana Santa, cuore della fede cristiana.
NICOLA PORRO ATTACCA LA CEI
Nicola Porro dunque non ritiene che la CEI abbia “rotto” con il Governo Conte: la gerarchia della Chiesa italiana è “pavida” e si accontenterà di trovare un nuovo accordo con l’esecutivo al quale “ha ceduto il passo”. Una Chiesa che accetta di non celebrare la Pasqua “è morta“, a differenza dei militanti comunisti che – in barba a ogni divieto – sono scesi comunque in piazza il 25 aprile per celebrare l’Anniversario della Liberazione.
Insomma, la sinistra ha mostrato di essere pronta a sfidare la legge per festeggiare ciò a cui tiene di più, mentre una Chiesa che accetta di non celebrare la Pasqua “è morta”, avendo rinunciato a ciò che è fondamentale per la fede cristiana. La CEI dunque si è inchinata agli ordini del governo Conte e dei laici del comitato tecnico-scientifico: “La liberà è facile perderla, è difficile riconquistarla“.
La Chiesa dunque avrebbe dovuto muoversi già per Pasqua, anche a costo di avere la libertà di avere Sante Messe con 10-15 persone distanziate. Riconquistare la libertà di culto non sarà dunque tanto facile, a differenza delle altre religioni. Prima o poi si tornerà a celebrare la Messa con un accordo con Conte nelle prossime settimane, ma la Chiesa italiana è morta. “Tenerezza nei confronti di questi vescovi che oggi piagnucolano: zero”, è la chiusura del commento di Nicola Porro su questo tema.