IL PATTO DI STABILITÀ COSÌ NON VA: PARLA L’ECONOMISTA NICOLA ROSSI LANCIANDO UN’IDEA VERSO LE EUROPEE
Le discussioni sul nuovo Patto di Stabilità si sono nuovamente arenate all’ultimo Consiglio Europeo tanto che se il dossier non si dovesse sbloccare nei prossimi giorni c’è il rischio di vedere tutto slittato al 2025, con una nuova maggioranza a Bruxelles e con nuovi equilibri da giocare. Il che non sembra essere un grosso problema per l’economista Nicola Rossi visto il giudizio tranciante sulla proposta giunta sul tavolo del Consiglio Ue sulle nuove regole fiscali.
Intervistato da “La Verità” il professore ordinario di Economia Politica presso l’Università di Tor Vergata – liberista convinto ma anche profondamente europeista – si lancia sulle regole inserite nel nuovo Patto di Stabilità contestandole apertamente: in primo luogo a non andare è l’assoluta discrezionalità della Commissione Ue nel lanciare la sua proposta, «priva di un quadro di riferimento chiaro e dipendente dall’esito del negoziato che ogni Paese avvierebbe con Bruxelles». Il risultato, spiega Rossi, è un sonoro «pasticcio» combinato dall’Europa su questa nuova forma di Patto di Stabilità: «il rischio è che si aprirà una nuova stagione di deroghe e trattamenti di favore per qualcuno piuttosto che per l’altro». Un’Europa insomma fondata sui rapporti di forza, sui negoziati che dunque non farebbe bene né all’Italia né tantomeno alla Ue stessa, ribadisce l’economista. La soluzione lanciata da Nicola Rossi è quella di attendere l’esito delle Elezioni Europee a giugno 2024 e valutare cosa ne avranno “tratto” gli elettori in base alle scelte sui partiti alle urne.
ROSSI: “L’ITALIA DICA SÌ AL MES SOLO CON IL VIA LIBERA IMMEDIATO ALL’UNIONE BANCARIA”
Andare dopo le Elezioni Europee per decidere il nuovo Patto di Stabilità «sarebbe più sensato, il tema delle regole fiscali diventerebbe un argomento di campagna elettorale e io credo che questo sia un bene. È giusto che gli elettori europei si confrontino». È importante, sottolinea ancora a “La Verità” il professor Rossi, che gli elettori si esprimano anche su queste materie, dato che molto del futuro economico del nostro Paese dipende da quanto “spazio di manovra” viene lasciato da Bruxelles: «le regole fiscali siano uno strumento di difesa del cittadino nei confronti degli errori e degli eccessi dei governi».
La crescita non è possibile farla col bilancio pubblico, sottolinea il docente liberista, così come non è possibile continuare con una BCE che riconosce troppo tardi che l’inflazione sia una questione seria che si stava radicando con quei continui rialzi dei tassi. «Ciò premesso, una cosa dovremmo averla imparata negli ultimi 15 anni. Ba- sta che salti il sistema bancario di un piccolo Paese – figurarsi la Germania! – e le conseguenze sono gravi per tutti gli altri», ricorda Nicola Rossi lanciando un appello indiretto al Governo in merito alla ratifica della riforma MES (l’Italia è l’unico Paese Ue ad avere firmato ma a non aver ancora approvato in Parlamento la ratifica, ndr). Secondo il professore occorre consentire che il Mes tuteli gli interessi di tutti, così che protegga anche l’Italia qualora servisse, ma ad una condizione: «Logica dice che, se si fa il Mes, deve anche esserci l’unione bancaria e, quindi, ad esempio, una assicurazione comune sui depositi. Muovo un appunto al governo in tal senso. Se si vuole porre una condizione all’approvazione del Mes si dovrebbe dire: Mes sì ma unione bancaria oggi». Per il resto il Governo Meloni viene tutto sommato promosso a livello economico per gli sforzi fatti finora, anche se occorre continuare su questa linea provando a non puntare solo sul PNRR per far ripartire la crescita: «servirebbe una convinzione profonda che senza le energie dei singoli e del settore privato non c’è Pnrr che tenga per promuovere lo sviluppo del Paese».