Nicolò Pirlo, figlio di Andrea, allenatore della Juventus, ha denunciato su Instagram un episodio spiacevole e reiterato nel tempo: ogni giorno gli giungono attraverso i social network minacce di morte, destinate a lui e a suo padre, da parte di “tifosi” della Vecchia Signora delusi per l’andamento di questa stagione del club bianconero. “Ho 17 anni e quotidianamente ricevo messaggi di questo genere, non perché io faccia qualcosa in particolare, ma solo perché sono figlio di un allenatore che, probabilmente come è giusto che sia, può non piacere”, scrive il giovane in un post sul proprio profilo, dando voce a uno sfogo che non può e non deve lasciare indifferenti e che riporta in auge le parole del compianto Umberto Eco circa l’utilizzo dei social network.
La Juventus, com’è noto, non ha attraversato un periodo brillante ed è tuttora in difficoltà, come testimoniano la recente sconfitta di Bergamo per mano dell’Atalanta (1-0) e lo striminzito pareggio agguantato ieri al Franchi contro la Fiorentina (1-1) (in mezzo la vittoria con il Parma, in rimonta, per 3-1, ndr). Lo scudetto ormai sfumato (-13 dall’Inter capolista a cinque giornate dal termine), l’eliminazione dalla Champions League agli ottavi di finale e la possibile mancata qualificazione alla prossima edizione del principale torneo calcistico continentale per club (serve classificarsi tra le prime quattro in campionato per accedervi) hanno contribuito a esacerbare gli animi dei sostenitori zebrati, ma ciò non può e non deve mai giustificare simili comportamenti sul web.
NICOLÒ PIRLO: “IO NON GIUDICO, MA A TUTTO C’È UN LIMITE”
Nicolò Pirlo, nel suo post su Instagram, ha quindi aggiunto che essere figlio dell’allenatore della Juventus in un momento delicato della recente storia bianconera “sarebbe la mia colpa e la motivazione per la quale ogni giorno mi arrivano messaggi di augurata morte e insulti vari. Vorrei chiedervi di mettervi per un solo secondo nei miei panni e chiedervi come vi sentireste”. E ancora: “Io non sono una persona che giudica, non mi piace farlo, ognuno ha il diritto di poter dire ciò che vuole, sono io il primo a farlo e non vorrei mai che qualcuno mi togliesse la libertà di parola. I miei genitori mi hanno insegnato ad avere idee e soprattutto ad ascoltare quelle degli altri, ma credo che a tutto ci sia un limite e già da tempo questo limite è stato superato”. Difficile dissentire da queste parole. Piena solidarietà, dunque, a Nicolò.
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