4 mesi dopo l’orrore vissuto nella sua casa, Nicolò Maja torna alla vita: il figlio di Alessandro Maja, 57enne arrestato con l’accusa di aver commesso la strage di Samarate (Varese) del 4 maggio scorso in cui morirono la moglie, Stefania Pivetta, e la figlia 16enne, Giulia, è stato dimesso dall’ospedale. Il giovane, 23 anni, ha lottato per sopravvivere alla furia omicida del genitore e nella brutale aggressione aveva riportato ferite gravissime. Oggi riabbraccia i suoi affetti a piene mani e la cugina, intervistata per la trasmissione Lombardia Nera di Marco Oliva, parla delle sue condizioni di salute e di come sta vivendo questo momento particolarmente delicato.



La tragedia familiare si era consumata all’alba all’interno dell’abitazione di Samarate in cui Nicolò Maja viveva con i genitori e la sorella minore. Per quest’ultima e per la loro mamma non c’è stato nulla da fare: Alessandro Maja, marito e padre delle vittime, li avrebbe aggrediti nel sonno a colpi di martello e con un cacciavite, finendo per sterminare quasi tutta la famiglia. Dal carcere, secondo quanto si apprende dal Corriere della Sera, l’uomo accusato del massacro avrebbe inviato alcune lettere ai suoceri per avere informazioni sul figlio unico sopravvissuto. Oggi Nicolò Maja avrebbe scelto di stare proprio a casa loro, i suoi nonni materni, e non tornerà nella casa in cui l’incubo è iniziato.



Nicolò Maja sopravvissuto alla strage di Samarate, la cugina parla delle sue condizioni

Ai microfoni del programma condotto da Marco Oliva, Lombardia Nera, la cugina di Nicolò Maja, Annalisa, ha ripercorso il duro cammino del 23enne verso il ritorno alla vita dopo mesi di ricovero e il coma indotto a seguito delle gravissime ferite riportate. “A livello mentale è lucidissimo – ha raccontato la donna –, non ricorda fortunatamente quello che è successo, anche lui non si spiega come può essere successo quello che è successo, come tutti noi…“.

Dopo le dimissioni dall’ospedale in cui ha lottato strenuamente tra la vita e la morte, Nicolò Maja è andato a vivere a casa dei nonni materni da sempre al suo fianco. Ancora la cugina, nel corso della stessa trasmissione in onda il 13 settembre, ha spiegato come sta e come affronta la quotidianità dopo l’orrore vissuto sulla propria pelle: “Lui dice sempre che la mamma e la sorella sono vicine, le sente vicine e sono loro che gli danno la forza. Penso che diano forza a tutti…“. Il nonno di Nicolò Maja, ricevute le lettere di Alessandro Maja dal carcere, ha risposto in questi termini al genero accusato di essere il killer dell’intera famiglia: “Gli ho scritto per filo e per segno quello che ha passato Nicolò. A ogni lettera aggiungevo: ‘Vorrei sapere da te se sei un uomo’“.