Due minori che facevano parte del gruppo che la scorsa settimana ha aggredito Nicolò Pirlo con alcuni amici sono stati arrestati a Torino. I militari della compagnia San Carlo li hanno bloccati proprio mentre minacciavano un loro coetaneo per farsi consegnare un cellulare. Gli inquirenti ritengono che siano responsabili anche di altre due rapine messe a segno in centro, una il 16 e l’altra il 21 febbraio. I carabinieri del comando provinciale li hanno rintracciati dai video amatoriali girati con i cellulari in via Andrea Doria, raccogliendo testimonianze, incrociando i dati con la lista di oltre 200 giovani già identificati come membri di bande giovanili. I loro volti sono noti agli investigatori dell’Arma.



Come evidenziato da La Stampa, sono dalle parti dei giardini Cavour e piazzetta Maria Teresa, col centro città e San Salvario come quartieri d’azione. Nicolò Pirlo, figlio dell’allenatore Andrea Pirlo, aveva ripreso l’aggressione con lo smartphone e poi aveva pubblicato tutto su Instagram. «Ma è normale tutto questo?», si era sfogato. «Ero in coda in macchina con un amico e questo gruppo di ragazzi ha provato a salire. Poi ci hanno preso a calci l’auto e ci hanno lanciato sassi. Non siamo mai scesi dalla macchina per fortuna».

LE GANG IMPERVERSANO IN CENTRO A TORINO

Ieri c’è stata l’udienza del riesame a cui hanno partecipato i due maggiorenni che sono finiti in carcere con l’accusa di aver lanciato, la notte tra il 21 e 22 gennaio, una bicicletta dalla balconata dei Murazzi. Quella che ha travolto lo studente di medicina Mauro Glorioso, 23enne che si trova ancora in terapia intensiva al Cto. Quella sera erano in cinque, gli altri tre hanno 16 e 17 anni. L’accusa è grave: tentato omicidio. A lanciare la bici sarebbe stato Victor Ulinici insieme ad altri due. Ai giudici avrebbe detto: «Mi dispiace, mi dispiace per quel ragazzo». L’avvocato Luigi Tartagliano, suo difensore, ha precisato: «Il ragazzo si è reso conto di aver sbagliato, ha chiesto scusa. Ora vorrebbe avere l’occasione per riscattarsi». Invece per Sara Chierici la misura cautelare in carcere è stata revocata e sono stati disposti gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Ad assisterla l’avvocato Enzo Pellegrin, secondo cui vi è una «mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Non è responsabile». Avrebbe assistito al lancio, ma non ha fatto nulla per fermarli.

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