Dall’esplosione della pandemia da Coronavirus, in tutto il mondo sono stati diagnosticati oltre 3 milioni di casi positivi con più di 230 mila decessi. La sua diffusione rapida e massiccia è dovuta all’elevato livello di contagio. Si prevede che questo possa avere un forte impatto non solo sui sistemi sanitari ma anche economici in tutto il mondo. Al momento la ricerca è attivissima al fine di trovare il prima possibile strategie antivirali preventive e terapeutiche per far fronte all’emergenza. Nella maggior parte dei casi, soprattutto in giovani senza patologie, la malattia si manifesta in modo lieve ma c’è anche una buona fetta di pazienti che necessita invece il ricovero in terapia intensiva e dell’uso di ventilazione meccanica. I pazienti più gravi presentano dispnea e ipossia con una rapida progressione verso l’insufficienza respiratoria, la sindrome da distress respiratorio acuto e l’insufficienza multiorgano. Diversi studi evidenziati da ScienceDirect hanno rivelato come nei casi gravi di Covid-19 siano emersi elevati livelli di marcatori infiammatori e citochine pro-infiammatorie, nonché una disregolazione immunitaria.



Un ruolo decisivo è giocato dalla citochine che sono importanti per mediare sia il reclutamento di cellule immunitarie che i complessi meccanismi di controllo della segnalazione intracellulare che caratterizzano l’infiammazione e il controllo delle infezioni. Attivare il sistema immunitario può rivelarsi importante nella lotta contro agenti patogeni, mentre la disregolazione della produzione di citochine può avere effetti dannosi sulla salute. La tempesta di citochine è una risposta infiammatoria sistemica che può essere innescata da una varietà di fattori come infezioni e farmaci. Fenomeno, questo, riscontrato anche nel caso del Coronavirus. Il sistema nervoso colinergico è considerato importante per il controllo della risposta infiammatoria. Un ruolo importante è svolto in tal senso dal recettore nicotinico dell’acetilcolina.



NICOTINA E CORONAVIRUS: QUALE LEGAME

E’ stato appurato che il fumo aumenta il rischio di suscettibilità e gravità delle infezioni respiratorie. Anche per questo il timore è che possano aumentare i rischi di Covid-19 tra i fumatori. La Cina è stato il primo paese ad essere pesantemente colpito dalla pandemia e qui vi è una grande prevalenza di fumatori, soprattutto uomini. Da alcuni recenti studi è emersa l’ipotesi che la nicotina possa avere sui pazienti Covid-19 effetti potenzialmente benefici, in particolare è stata evidenziata la capacità antiinfiammatoria di questa sostanza attraverso il sistema antinfiammatorio colinergico, riconoscendo che la malattia sembrava comportare una disregolazione della risposta immunitaria all’invasione virale. Ovviamente appare inopportuno suggerire a chiunque di iniziare a fumare anche per via delle ben note patologie collegate al fumo e che, di contro, aumentano i rischi di sopravvivenza in pazienti Covid, così come è improbabile che oltre alla nicotina possano esserci altri composti che possano apportare beneficio. La nicotina è un agonista colinergico. Pertanto, è un importante inibitore delle citochine pro-infiammatorie. A tal proposito ci sono ancora molti studi contraddittori che non permettono di stabilire con certezza se la nicotina sia in grado di influenzare realmente la progressione del Covid-19. Eppure da una serie di evidenze c’è la possibilità che la nicotina possa avere proprietà protettive contro possibili infiammazioni cerebrali causate dalla SARS-CoV-2.



COVID-19 E SISTEMA COLINERGICO NICOTINICO

Ulteriori studi hanno ipotizzato che il Covid-19 possa essere una malattia del sistema colinergico nicotinico. Osservando alcuni pazienti positivi ospedalizzati in Cina, è stata avanzata l’ipotesi che la nicotina potrebbe avere effetti protettivi migliorando la via antinfiammatoria colinergica. A questo punto ci si domanda se la nicotina possa essere utilizzata come potenziale trattamento per il Coronavirus e se, quindi, possano essere o meno impiegati farmaci già esistenti a base di nicotina, come ad esempio i classici cerotti già impiegati a scopo terapeutico ai non fumatori per patologie neurologiche e malattie infiammatorie intestinali per lunghi periodi senza alcun effetto di dipendenza. La nicotina inoltre potrebbe essere somministrata anche per via inalatoria tramite nebulizzatore o altri sistemi di aerosolo e può essere aggiunta agli antivirali o ad altre opzioni terapeutiche contro il Coronavirus. “Ripristinando e riattivando la via antinfiammatoria colinergica, si potrebbe probabilmente ottenere una soppressione più universale della tempesta di citochine rispetto alla somministrazione di inibitori di una singola citochina”, si legge nello studio.