Una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che i ludopatici non possono percepire sussidi pubblici. Il caso preso in esame, come riportato da Libero Quotidiano, riguardava un uomo finito a processo perché nella dichiarazione sostituiva unica necessaria per richiedere il reddito di cittadinanza non aveva dichiarato le vincite ottenute tramite il gioco d’azzardo. Un’informazione che, invece, è dovuta. Nel dettaglio, le somme ammontavano a 44 mila euro nel 2017, 69 mila euro nel 2018 e ben 160 mila euro nel 2019. Nonostante ciò, versava in condizioni di povertà.
Il motivo è da ricondurre al fatto che il ludopatico ripuntava il denaro e lo perdeva. Un meccanismo che il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Foggia aveva messo agli atti, sottolineando che l’uomo aveva di conseguenza bisogno del sussidio. La Corte Costituzionale, tuttavia, non la pensa alla stessa maniera. I giudici hanno infatti ritenute infondate le questioni di legittimità avanzate.
“Niente sussidi ai ludopatici”, la sentenza della Corte Costituzionale sul caso di Foggia
Innanzitutto la Corte Costituzionale ha condannato la mancata dichiarazione delle somme percepite attraverso il gioco, poi ha evidenziato il rischio che i ludopatici possano utilizzare i sussidi come puntata stessa. Dal momento che la normativa del reddito di cittadinanza “vieta espressamente di utilizzarne gli introiti per il gioco, il ‘principio di eguaglianza sostanziale’ non può essere invocato a sostegno di una questione di legittimità costituzionale nell’interesse di chi ha travolto le regole fondamentali dell’istituto”, si legge nella sentenza.
In altri termini le giocate assumono “il carattere di una qualunque spesa, in questo caso voluttuaria, che la persona ha effettuato con un reddito di cui ha la disponibilità, coincidente con l’accreditamento delle vincite sul suo conto gioco”. Non si può quindi “pretendere che la solidarietà pubblica si faccia carico di una spesa di tal genere”. Al contrario, però, lo Stato dovrebbe prendere in carico i ludopatici e disincentivarli dal vizio attraverso la sanità.