LA RIFORMA DELLA SCUOLA E LO SVILUPPO DELLA PERSONA: COSA PROPONE ALESSANDRO D’AVENIA
Dopo aver presentato una serie di testimonianze e lettere speditegli da genitori, professori e studenti sullo stato della scuola italiana al giorno d’oggi, il docente e scrittore Alessandro D’Avenia nella sua rubrica sul “Corriere della Sera” – L’Ultimo Banco – si rivolge direttamente al Ministro dell’Istruzione Valditara e all’intero Governo Meloni: «l’ecosistema necessario alla fioritura di ciascuno grazie a relazioni autentiche e stabili nel tempo, non funziona se è affidato a meccanismi digitali ciechi, burocrazia inefficiente e a persone che quelle relazioni non possono o non riescono a curarle». Secondo D’Avenia infatti le testimonianze mostrate nella sua rubrica potrebbero essere l’ennesimo “pressing” sul mondo centralissimo della scuola per portare quella riforma strutturale attesa ormai da decenni per risollevare le tante carenze del “sistema” in Italia.
«Spero che queste testimonianze che ricevo quotidianamente possano servire al Ministro e ai dirigenti sindacali per una improcrastinabile riforma dell’ambito da cui dipende la qualità della scuola». Occorre invertire la rotta su praticamente tutti i punti nodali dell’esperienza scolastica, secondo il giudizio del professore siciliano ma operante a Milano: formazione, reclutamento, verifica e valorizzazione delle capacità educative e didattiche dei docenti. Secondo D’Avenia non si tratta di avere carisma, empatia o fortuna (o almeno, non solo) per poter far bene nel difficile compito dell’insegnamento: «serve professionalità, altrimenti quella dell’articolo 3 della Costituzione è solo retorica». L’articolo prevede infatti che sia compito della Repubblica «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
LE TESTIMONIANZE DI D’AVENIA SULLE CARENZE STRUTTURALI DELLA SCUOLA
Osservando i tanti “lavori in corso” della scuola italiana, Alessandro D’Avenia sentenzia con appello al MIUR: «Senza una scuola di qualità per tutti e affidata a Maestri messi in condizione di esserlo davvero non ci può essere pieno sviluppo della persona umana né quindi reale partecipazione alla vita. E questo è compito della Repubblica».
Tra le storie presentate da D’Avenia in arrivo da ogni parte d’Italia, colpisce quella della madre che racconta dell’improvviso cambio di professore a metà anno: «sconcerto dei ragazzi e dei genitori: programma avvia- to e consolidato, relazione interrotta di colpo per norme burocratiche assurde e impietose. Forse non tutti nelle alte sfere ricordano che la scuola inizia a settembre e che i ragazzi sono puntuali nel presentarsi. Loro. Perché i professori, non per colpa loro, arrivano quando li chiamano. Si buttano via tre mesi di scuola, come se i professori fossero pedine e i ragazzi numeri». Oppure quella del professore che dopo aver superato la prova scritta del concordo ordinario – e dopo anni di insegnamento precario – viene stangato all’orale di neanche mezz’ora (elaborare una lezione su argomento pescato a caso, ndr): «1800 secondi sono bastati per giudicarmi inadatto a un la- voro che faccio da quattro anni. Eppure la mattina seguente ero a scuola a fare proprio quel lavoro per cui ero stato dichiarato inidoneo poche ore prima. Speravo di non aver più bisogno di aiuto economico dai miei e invece è crollato tutto, come la speranza di un futuro meno precario! Ho pur sempre il mio lavoro che durerà (l’ennesima volta) fino al termine delle attività didattiche, ma forse questa volta terminerà davvero, perché è dura trascorrere i mesi estivi fermo, sperando che a settembre un computer mi convochi da qualche parte e per un periodo incerto».