“Abbiamo bisogno di agire in maniera urgente e su vari fronti. Quello della leva economica è uno di questi ed è quello su cui si può agire più immediatamente, producendo uno choc positivo sulle scelte bloccate dall’incertezza che grava su molti giovani e molte coppie e dando il messaggio positivo che la scelta di avere un figlio in Italia è supportata dal punto di vista economico come negli altri Paesi”.



Alessandro Rosina, professore ordinario di demografia all’Università Cattolica di Milano, commenta così, di primo acchito, la proposta del Governo di non far pagare le tasse alle famiglie con figli, introducendo una detrazione che, come prima proposta, potrebbe essere di 10mila euro. Per contrastare una denatalità giunta a livelli preoccupanti, le cose da fare sono tante. Questo primo provvedimento deve essere seguito da una politica di sistema che aiuti soprattutto i giovani sul fronte della casa, del lavoro, del reddito e della conciliazione tra vita familiare e occupazione.



Professore, come giudica questa prima proposta del Governo?

I figli non sono solo un costo che ricade su chi li ha: c’è un valore collettivo, sociale che ricade su quella scelta, è il contributo collettivo che si dà alla ricrescita. C’è bisogno di un sostegno che non siano i soliti bonus ma che sia strutturale, che rimanga nel tempo e accompagni i figli dalla nascita all’età dell’autonomia. Da questo punto di vista il potenziale sostegno economico va a rafforzare un fronte su cui noi siamo più deboli rispetto ad altri Paesi e a superare alcune incertezze.

Insomma si va nella direzione giusta?



L’aiuto economico non è motivo, di per sé, per avere figli, ma sicuramente per chi desidera averli ed è in condizioni di difficoltà o teme i costi questo aiuto può senz’altro essere visto in modo positivo.

Va creato un contesto in cui la scelta dei figli sia favorita sotto diversi aspetti?

La bassa fecondità italiana è soprattutto una difficoltà dei giovani di avere strumenti adeguati per formare una famiglia e avere figli. Servono politiche abitative, politiche attive del lavoro, aiutarli ad avere un impiego continuo, un reddito adeguato, e poi naturalmente la detrazione aiuta. Ma tutta la parte prima? Se c’è solo la detrazione è più debole.

Quando si parla di denatalità occorre una maggiore attenzione per i giovani?

Questo è un punto che andrebbe guardato con attenzione. Bene l’aiuto economico, è quello che più immediatamente può dare un impulso, può dare un messaggio positivo alle famiglie con figli, però l’attenzione deve andare ai giovani, perché se non li aiutiamo a trovare casa, a rendere sostenibili le spese dell’affitto, a entrare in maniera solida nel mondo del lavoro e ad avere redditi adeguati, la detrazione da sola è chiaro che non risolve.

La detrazione non può essere vista come un primo passo per poi costruire tutto il resto?

La leva economica è la cosa più immediata ed è ciò che va fatto subito. Non è la sola priorità, ci vogliono pure le politiche che fanno aumentare l’occupazione dei giovani e l’occupazione femminile, in combinazione con l’autonomia dei giovani e con la conciliazione lavoro-famiglia anche dal lato femminile, ma per quello serve più tempo. La leva economica, invece, è quella che dà un messaggio subito forte, di choc positivo: è comprensibile che se si vuole dare subito un messaggio si passi da lì.

Al di là di questa prima proposta serve una politica di sistema: su cosa bisogna intervenire?

Non esiste la bacchetta magica, serve una visione di sistema integrata che metta insieme tutti i fronti, quello dei costi, dell’organizzazione lavoro-vita familiare, dei servizi adeguati, del rafforzamento dei percorsi dei giovani per entrare nel mondo del lavoro, delle politiche abitative. La priorità è intervenire su tutto quello che migliora le condizioni di autonomia, di occupazione e che mette i giovani in condizione di creare una famiglia. Il sostegno economico è quello più immediato, quello che subito può sbloccare l’incertezza.

In sintesi, dunque, come primo intervento è positivo. Poi serve una politica di sistema che incida sul lavoro, sulla conciliazione, sulla casa?

Esatto, questo è il messaggio.

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