È destinata ad avere importanti ripercussioni la decisione della giunta militare del Niger di abrogare una legge che criminalizza il traffico di migranti tramite il Paese saheliano. La legge era stata approvata nel 2015 e rappresentava il caposaldo della strategia di contrasto all’emigrazione illegale verso l’Europa portata avanti prima da Mahamadou Issoufou e poi dal successore Mohamed Bazoum, deposto dal golpe dello scorso 26 luglio. Era stata introdotta col sostegno dell’Ue per contribuire a ridurre il flusso di migranti.
La segreteria generale del governo tramite l’emittente statale Ortn ha annunciato che il generale Abdourahamane Omar Tchiani, leader della giunta militare salita al potere dopo il golpe, ha abrogato la legge, perché «non ha tenuto conto degli interessi del Niger e dei suoi cittadini». Inoltre, le condanne pronunciate ai sensi di quella legge ora abrogata «saranno cancellate». La legge era stata osteggiata dagli abitanti, le cui economie dipendevano in gran parte dal business del traffico di esseri umani. Pertanto, il rischio ora è che le bande di trafficanti interpretino questa svolta come un’opportunità per spingere ancora una volta i migranti nei Paesi confinanti col Niger, come Libia o Algeria, per poi trasportarli in Europa.
NIGER, LEGGE CONTRO TRAFFICO MIGRANTI TRA REPRESSIONI E TENSIONI
Dopo l’entrata in vigore della legge, e col sostegno economico dell’Ue, la sorveglianza fu rafforzata nella zona di Agadez, che è il principale punto di transito per migliaia di migranti. Da allora decine di persone coinvolte nel traffico di esseri umani sono state arrestate e molti veicoli confiscati. La legge non ha risolto alla radice il problema del traffico di migranti, anzi ha avuto come conseguenza la nascita di altri percorsi, più pericolosi, tramite il deserto. Ma i dati rilevano che comunque il numero di migranti transitati tramite il Niger sono calati in modo significativo. La repressione delle reti di contrabbando ha acuito le tensioni locali.
Col colpo di Stato del 26 luglio, che ha portato al potere una giunta militare ostile alla Francia e all’Ue, e che strizza l’occhio alla Russia, tra le cancellerie occidentali sono sorte forti preoccupazioni per le sorti degli accordi con il Niger sui migranti. Quei timori trovano fondamento ulteriore ora, con la notizia dell’abrogazione della legge del 2015. Non è ancora chiaro, però, come l’Ue risponderà a questo annuncio, che di sicuro rappresenta un duro colpo alla strategia europea di gestione dei flussi di migranti dall’Africa.
CASO NIGER, JOHANSSON “RISCHIO NUOVA ONDATA”
«Io condanno questa decisione, sono molto preoccupata. C’è un alto rischio che ci sia una nuova ondata di persone che fuggono nel deserto, fino alla Libia e da lì all’Europa», la reazione di Ylva Johansson, commissaria Ue agli Affari interni. Inoltre, conferma i risultati positivi ottenuti con quella legge. «Ho lavorato a stretto contatto con il Niger e, dopo l’approvazione di questa legge nel 2015, abbiamo registrato una diminuzione significativa degli arrivi irregolari e delle persone che hanno perso la vita nel deserto». Johansson ha ricordato il lavoro svolto: «Ero in Niger, sono andata ad Agadesh e ho visto tutti questi sforzi di ricerca e salvataggio che vengono condotti nel deserto per assicurarsi davvero che le persone non muoiano lì. Avevamo una cooperazione molto buona e molto stretta con il Niger».
Johansson non si è sbilanciata sulle contromisure: «Sono molto preoccupata per la situazione attuale e il rischio è enorme». Ritiene comunque che questa decisione della giunta militare in Niger causerà «nuove morti nel deserto». Non solo, questo vorrebbe dire che probabilmente «persone arriveranno in Libia e poi forse cercheranno anche di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Ue. Il salvataggio di vite umane. Questa è la cosa che ci preoccupa di più».