Il colpo di stato militare in Niger della scorsa settimana ha riaperto la questione della dipendenza dell’Europa dall’uranio estratto nella nazione africana per le sue centrali nucleari. L’azienda francese di combustibili nucleari Orano, ad esempio, gestisce una miniera di uranio nel nord del Paese, con circa 900 dipendenti, per lo più nigeriani. La società ha dichiarato che sta monitorando attentamente la situazione: al momento comunque la presa del potere da parte dei militari non ha influito sulla consegna delle forniture di uranio.



Il Niger rappresenta solo una piccola percentuale della produzione mondiale di uranio naturale, come spiega Insider Paper. Nel 2021 il Paese africano ha prodotto il 4,7% del totale mondiale, molto indietro rispetto al Kazakistan al 45,2%, secondo l’Euratom Supply Agency (ESA), che garantisce l’approvvigionamento di materiali nucleari dell’Europa. Come spiegato dall’ESA all’AFP, “Nel 2022, il Niger è stato il secondo fornitore di uranio naturale dell’UE, con una quota del 25,38%. Kazakistan, Niger e Canada sono stati i primi tre paesi a fornire uranio naturale, fornendo il 74,19% del totale”.



La Francia non è preoccupata

L’Unione Europea ha spiegato che non dovrebbero esserci problemi di approvvigionamento a causa del colpo di stato in Niger. “I servizi pubblici dell’UE hanno scorte sufficienti di uranio naturale per mitigare eventuali rischi di approvvigionamento a breve termine e per il medio e lungo termine ci sono depositi sufficienti sul mercato mondiale per coprire le esigenze dell’UE”, ha spiegato il portavoce della Commissione europea Adalbert Jahnz. La Francia, che gestisce 56 reattori che forniscono più di due terzi dell’elettricità nazionale, vede il Niger come terza fonte nel periodo 2005-2020, dietro a Kazakistan e Australia.



Per l’uranio, il Niger “non è più il partner strategico di Parigi come lo era negli anni ’60 o ’70”, ha spiegato Alain Antil, capo del centro dell’Africa subsahariana presso l’Istituto francese per le relazioni internazionali. Per il ministero francese, la situazione in Niger non rappresenta alcun rischio per le forniture di uranio naturale. Teva Meyer, specialista nel settore dell’energia nucleare civile presso l’Università dell’Alta Alsazia, ha spiegato che la Francia ha lavorato per diversificazione dei suoi fornitori negli ultimi dieci anni, rivolgendosi a nazioni dell’Asia centrale come il Kazakistan e l’Uzbekistan, oltre all’Australia, come spiegato da Insider Paper.