SPAZIO PER NEGOZIARE FINO A GIOVEDÌ IN NIGER: COSA SUCCEDE ORA

Per evitare la guerra totale in Niger dopo il colpo di stato ci sarà spazio fino a giovedì: il prossimo 10 agosto infatti si terrà la nuova riunione straordinaria dei Paesi dell’Ecowas (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) dopo l’ultimatum scaduto nel weekend circa la liberazione del presciente nigerino Bazoum, deposto dalla giunta militare guidata dal generale Tchiani. È in quel summit che potrebbe essere avvallato l’intervento militare diretto in Niger per contrastare la giunta dei golpisti, anche se non tutti i Paesi limitrofi sono concordi.



Se nelle ultime ore i golpisti hanno effettuato alcune modifiche nel loro assetto gerarchico con la nomina a Premier della Giunta del Comitato nazionale per la salvaguardia della patria (CNSP) del politico Ali Mahamane Lamine Zeine, è lo spazio della diplomazia che inizia a scarseggiare dopo gli ultimatum dell’Ecowas e – sebbene molto più prudenti – dei Paesi occidentali. «L’Unione europea vede spazio per la mediazione dopo il golpe in Niger, fino alla riunione straordinaria dei Paesi dell’Ecowas convocata per giovedì», fa sapere Nabila Massrali, portavoce per gli affari esteri dell’Ue. Tuttavia l’Europa, continua, «continua a pensare che ci sia spazio per una mediazione fino a giovedì 10 agosto, data in cui l’Ecowas terrà un altro vertice straordinario sulla situazione in Niger». La richiesta è quella di liberare Bazoum, il legittimo presidente eletto democraticamente e filo occidentale: «Questo colpo di Stato con la forza è una violazione dei principi democratici che sono alla base del potere politico nella regione», ha concluso la portavoce Ue. Secondo quanto raccontato in esclusiva al “Sussidiario” dal generale Nato Giuseppe Morabito, vi sono delle gravi colpe dell’Occidente dietro l’avanzare della giunta militare filo-russa in Niger: «In Niger c’erano già state manifestazioni pro-Mosca nell’agosto 2022, era prevedibile che la Russia sostenesse gruppi di protesta nel tentativo di destabilizzare l’ultimo alleato dell’Occidente. Dobbiamo chiederci perché abbiamo consentito ai russi di andare avanti».



RISCHIO GUERRA IN NIGER, LA DIPLOMAZIA USA ALL’OPERA

Il golpe in Niger del 26 luglio – che segue i precedenti nel Sahel visti negli scorsi mesi in Mali e Burkina Faso – rischia seriamente di far esplodere una guerra nel centro dell’Africa, con conseguenze devastanti tanto per la popolazione quanto per gli effetti (dalla “bomba” migratoria alla crisi dei mercati commerciali ed energetici). Nelle scorse ore i colloqui intavolati dalla sottosegretaria di Stato Usa, Victoria Nuland, si sono rivelati molto complessi: giunta a Niamey dove ha incontrato i responsabili della giunta militare, la diplomatica americana ha fatto sapere che «di avviare un qualche negoziato ma anche rendere assolutamente chiaro che quello che è in gioco è la nostra relazione e il sostegno economico e di altro genere che noi saremo tenuti legalmente a tagliare se la democrazia non sarà ristabilita».



Questi stessi colloqui, continua Nuland, «sono stati estremamente franchi ed a volte abbastanza difficili. Le loro idee non sono in accordo con la Costituzione – ha aggiunto parlando dei militari golpisti – e questo renderà difficile la nostra relazione se questo è la direzione che intendono prendere». Se il “buongiorno si vede dal mattino”, la reazione odierna dei golpisti ai tentativi di mediazione dell’Ecowas non promette nulla di bene: «non possiamo accogliere la delegazione dell’Ecowas», fanno sapere da Niamey. Il Niger rischia di divenire una polveriera nelle prossime settimane qualora non si trovasse una tregua al più presto, con l’intervento armato di alcuni Paesi dell’Africa occidentale (non tutta l’Ecowas è compatta sulla guerra, ndr) da non escludere. Gli Usa si propongono come mediatori («Siamo pronti ad aiutare ad affrontare le preoccupazioni di tutte le parti – ha detto la sottosegretaria della Casa Bianca- non posso dire assolutamente che sia stata accolta l’offerta, ma spero che ci penseranno»), mentre nelle prossime ore nella capitale del Niger è previsto l’incontro tra la giunta e i rappresentanti di Onu, Ecowas e Unione Africana. «La diplomazia è il modo preferibile per risolvere la crisi causata dal colpo di Stato», ha detto ieri sera dagli Usa il segretario di Stato Antony Blinken, aggiungendo la piena concordanza con le trattative in corso della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas), «è il nostro approccio». Di contro però, all’invito di ripristino dell’ordine costituzionale, non tutta l’Ecowas si schiera compatta: Mali e Burkina Faso hanno ribadito che «non tollereranno alcun tipo di intervento militare in Niger. Parteciperemo pienamente alle operazioni di autodifesa delle forze nigerine in caso di intervento», fanno sapere i governi del Presidente Assimi Goita (Mali) e Ibrahim Traore (Burkina).