La Nigeria, tra i più importanti e popolosi stati africani, vive da diverso tempo nel mezzo di una crisi etnica che, per qualche ragione, si stenta a definire guerra. Una crisi, però, che ha tutti i tratti tipici dei conflitti, con un aggressore da un lato che pretende i possedimenti di un aggredito, arrivando anche a veri e propri scontri a fuoco (anche se spesso sono a colpi di machete), rapimenti, furti e saccheggi.
A combattersi in Nigeria, però, non sono eserciti regolarmente attrezzati e preparati ad affrontare minacce militari, ma semplici contadini. La parte lesa, in questo contesto, sono i cristiani, che da sempre risiedono nella zona centrale dello stato, chiamate ‘Cintura di mezzo’, schiacciati dalle mire espansionistiche dei pastori islamici Fulani che provengono dal nord del paese. Ma si tratta anche di una crisi nella crisi, perché fino a poco tempo fa si facevo un gran parlare attorno al movimento fondamentalista islamico di Boko Haram, che colpiva, neanche a dirlo, sempre i cristiani. L’esito (per ora) della crisi in Niger sono i 52.250 cristiani uccisi negli ultimi 15 anni, oltre alle 2.200 scuole e ai circa 18mila luoghi di culto distrutti negli attacchi.
Cosa sta succedendo in Nigeria
Eppure, a guardare da fuori, sembra che la Nigeria viva in pace ed armonia, senza crisi, guerre o tumulti. La realtà, specialmente per chi ci vive è, tuttavia, ben diversa. Ha fatto, infatti, molto scalpore la serie di 25 attacchi contro le comunità cristiane che si sono verificate il giorno di natale tra le zone di Bokkos, Mangu e Barkin Ladu. Attacchi così gravi da uccidere 170 persone in un solo giorno, e da costringere il governo ad istituire un coprifuoco nell’area.
Ma cosa si nasconde dietro alla crisi della Nigeria? Un fenomeno, purtroppo, inarrestabile, ovvero la siccità che rende impossibile per i pastori Furlani coltivare le loro terre, costringendoli ad emigrare verso la Cintura di mezzo. Lì, però, risiedono i pastori cristiani che non sono certamente ben disposti a cedere i loro terreni, specialmente senza il necessario supporto da parte del governo con sussidi. L’esito, dunque, è quello che si può vedere oggi, ovvero quella pila di oltre 52mila corpi di cristiani che riversano il loro sangue sulla terra della Nigeria.