STRAGE DI CRISTIANI A NATALE: 170 MORTI, UCCISI DAI PASTORI FULANI
170 persone uccise, trucidate, nei giorni del Natale per il solo fatto di essere cristiani: arriva dalla Nigeria l’ultimo indecente attentato contro le popolazioni cristiani in Africa, in quella già ribattezzata come “la strage di Natale”. 170 cristiani uccisi dai pastori Fulani – etnia nomade di stampo islamista jihadista – tra il 23 e il 26 dicembre a Bokkos, nello Stato di Plateau, in Nigeria: secondo le poche informazioni emerse dalle autorità locali, e grazie invece alla preziosa testimonianza della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) emerge come gli aggressori sarebbero un migliaio di Fulani che nei giorni del Natale hanno preso di mira le comunità cristiane a Bokkos, non toccando invece le comunità musulmane che pure vivono fianco a fianco in un difficile ma comunque esistente dialogo tra religioni diverse.
170 è il bilancio purtroppo solo parziale delle vittime ritrovate nei villaggi nigeriani ma il numero dei morti è destinato a salire nelle prossime ore: come spiega l’AGI, molti sfollati hanno cercato rifugio nelle chiese, «con le organizzazioni religiose che hanno fornito assistenza primaria, data l’assenza di sostegno da parte del governo». Sono state attaccate ben 26 comunità, la maggiorparte appunto a Bokkos ma anche in altre zone come Mangu e Barkin Ladi sempre nello Stato di Plateau. Dal 1999 lo scontro con i pastori Fulani è purtroppo all’ordine del giorno e sotto la guida dell’ex presidente nigeriano Muhammadu Buhari si è diffusa purtroppo una “tolleranza” nei Fulani jihadisti: a pagarne le spese sempre i cristiani che pure vivono da secoli in quell’area. Dai preti rapiti e uccisi alle comunità colpite, dalle discriminazioni statali contro le persone non musulmane ad autentiche stragi come quelle a Natale: da anni ormai la Nigeria (e non solo con la jihad di Boko Haram) è uno dei Paesi al mondo dove è più pericoloso semplicemente testimoniare la propria fede in Gesù.
PADRE DEWAN (DIOCESI PANKSHIN): “LA STRAGE DI NATALE È UNA GUERRA RELIGIOSA, NON HANNO ATTACCATO I MUSULMANI MA SOLO NOI CRISTIANI”
Preziosa la testimonianza sulla strage di Natale in Nigeria di Padre Andrew Dewan, Direttore delle comunicazioni della Diocesi di Pankshin, nel cui territorio si sono verificati gli attacchi: dialogando con ACS il sacerdote è ancora sotto choc per i 170 cristiani uccisi in pochissime ore, «ma il numero è destinato ad aumentare, perché ci sono ancora molte persone negli ospedali, con lesioni e ferite di diverso grado». Padre Dewan vive in quelle comunità da anni e conferma che nelle zone degli attacchi «le vittime sono cristiane al 100%, tranne alcuni. Questa violenza è iniziata di notte in una comunità rurale chiamata Mushu. 18 persone sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite».
Dopo i primi attacchi, i terroristi Fulani si sono spostati con pratiche sommarie di esecuzioni: «Le persone sono state uccise sommariamente, le case e il mais raccolto sono stati dati alle fiamme, anche le chiese e le cliniche sono state date alle fiamme. Quella mattina ero andato in quella stessa comunità per la Messa di Natale per la comunità cattolica. Da Tudun Mazat, i terroristi Fulani sono scesi a Maiyanga, uccidendo tredici persone. Nella notte sono state attaccate circa altre 20 comunità», racconta ancora il sacerdote alla fondazione del Vaticano. I sopravvissuti e i testimoni oculari sono stati categorici nel dire che si tratta chiaramente di miliziani Fulani: nelle comunità in cui i cristiani vivono fianco a fianco con i Fulani, racconta padre Dewan, «nessuna persona Fulani è stata colpita e nessuna casa Fulani è stata bruciata, quindi non c’è dubbio che gli aggressori fossero Fulani».
ACS: “È UNA GUERRA RELIGIOSA. I MARTIRI SIANO SEME PER NUOVI CRISTIANI”
Il “movente” della strage di Natale è molteplice tra politico e religioso, prova a spiegare il sacerdote: «potrebbe essere collegato agli attacchi avvenuti nella vicina amministrazione locale, Mangu. I Fulani lì hanno attaccato le comunità, e si aspettavano che i cristiani di Bokkos, in particolare le comunità al confine con Mangu, permettessero loro l’accesso, ma questi hanno rifiutato. Quindi, penso che siano tornati ad attaccare le comunità per questo motivo». Resta però chiara la matrice anti-cristiana della strage di Natale in Nigeria contro cui lo Stato non sta muovendo un dito: «Per coloro che credono che questo conflitto non sia religioso, quest’ultimo attacco dimostra che si tratta chiaramente di un conflitto religioso. Il fatto che abbia avuto luogo a Natale e che i cristiani siano stati deliberatamente presi di mira in una comunità mista, in cui i musulmani non vengono attaccati, manifesta chiaramente le caratteristiche di un conflitto religioso. So che non tutti vorrebbero ammetterlo, ma per me, che sono stato sul campo, ho osservato e scritto al riguardo, vi sono i segni di un conflitto religioso».
Come ha ricordato Papa Francesco nell’Angelus della festa di Santo Stefano Protomartire, «il sangue dei martiri è seme per i cristiani. Nei peggiori momenti dove tutto sembra perduto, quel seme agisce ancora»: e così sottolinea anche il Presidente esecutivo di ACS, Regina Lynch: «chiediamo al governo della Nigeria di affrontare finalmente questo problema e di garantire sicurezza ai suoi cittadini, ed esortiamo i nostri amici e benefattori a continuare a pregare per la Nigeria, proprio come noi ci impegniamo a continuare ad aiutare in ogni modo possibile». I cristiani uccisi in Nigeria, e in altri Paesi del mondo, «sono i “Santi Innocenti” del XXI Secolo. Il sangue versato come seguaci di Gesù sarà, ne siamo certi, il seme di nuovi cristiani».