“Siamo lasciati morire a causa della nostra fede”. Così dice un sacerdote nigeriano, Padre Sam Ebute, in una intervista riportata dal sito Aleteia pubblicata originariamente da Aiuto alla Chiesa che soffre. La situazione in Nigeria è gravissima da anni, è risaputa, ma poco o niente si fa per fermare le feroci milizie jihadiste che imperversano soprattutto nel nord del paese. Obbiettivo: cacciare tutti i cristiani e costituire uno stato islamico. Nello stato di Kaduna negli ultimi mesi sono stati uccisi quasi duecento cristiani. “Oggi, quasi tutti gli stati del nord sono nella morsa di questi fornitori di violenza e morte. Negli ultimi tre anni, abbiamo assistito agli incessanti attacchi e saccheggi di intere comunità da parte di banditi in stati come Benue, Kebbi, Plateau, Kaduna, Katsina, Nasarawa, Niger, Sokoto, Zamfara ” dice il sacerdote. Lo scorso 21 luglio, racconta, verso mezzanotte, nel villaggio di Kukum Daji, a circa 10 minuti di auto da Kagoro dove vivo, sono arrivati miliziani che hanno aperto il fuoco durante un raduno di giovani.
NIGERIA, LA STRAGE CONTINUA
Due ore di colpi di arma da fuoco e a terra sono rimasti 17 giovani, altri quattro sono morti appena arrivati in ospedale. “Per quattro anni, da quando sono diventato prete nel 2016, seppellisco i miei parrocchiani. Nel 2017, ho dovuto seppellire una donna che era stata uccisa insieme ai suoi quattro figli di notte, a Tachira. Nel 2018, a Tsonje, la parrocchia ha dovuto seppellire quattro persone uccise. Nel 2019, a Zunruk, sette giovani sono stati uccisi in piena luce mentre giocavano a calcio ” dice ancora. Vivono in condizioni di terrore: “Non sappiamo quando sarà il prossimo attacco, i contadini hanno paura ad andare nei campi, non possiamo pregare in pace”. La gente si sente abbandonata dal governo, unico conforto i sacerdoti missionari che offrono supporto spirituale, materiale e morale, ma, dice, “è difficile predicare il perdono la riconciliazione, la pace e l’amore a gente che soffre e vede i propri familiari morire”.