L’azienda farmaceutica Moderna e gli NIH, i National Institutes of Health (NIH), agenzia del dipartimento della Salute degli Stati Uniti, si stanno scontrando nelle ultime ore in merito alla lista dei ricercatori da associare al brevetto del vaccino a mRNA contro il coronavirus. Secondo quanto sostenuto dagli NIH, almeno tre propri scienziati dovrebbero essere inclusi nell’elenco di cui sopra, mentre Moderna sostiene di aver sviluppato in autonomia il siero contro il covid, senza l’aiuto dei suddetti. Si tratta di una disputa, riportata ieri dal New York Times e in seguito anche da numerosi quotidiani italiani come il Post, che potrebbe avere degli strascichi legali, andando ad influire negativamente sulla possibilità di distribuire lo stesso vaccino di Moderna in altri paesi.
NIH sostiene che al progetto abbiano lavorato il direttore del centro, John. R. Mascola, il virologo Barney Graham e la ricercatrice Kizzmekia Corbett, tre figure che sono state indicate spesso e volentieri da diverse istituzioni come i principali artefici proprio del successo del vaccino, grazie ai loro studi portati avanti ben prima dello scoppio della pandemia. Il passaggio cruciale, in particolare, riguarderebbe le prime fasi della prima ondata di inizio 2020: i centri di ricerca pubblici americani avevano identificato il gene che fa esprimere la proteina spike del SARS-CoV-2, inviando l’informazione a Moderna, ma l’azienda sostiene che in quella fase i suoi scienziati avessero già identificato lo stesso gene. Sembrava quindi ormai prossima una collaborazione, al punto che il nuovo vaccino sviluppato era stato già ribattezzato dai responsabili degli NIH il «il vaccino NIH-Moderna», cosa ovviamente sempre rimandata al mittente dall’azienda.
MODERNA VS GOVERNO STATI UNITI: ECCO IL PERCHE’ DELLA DISPUTA
Ma perchè questa disputa che potrebbe sembrare all’apparenza banale? Secondo molti esperti, se sull’elenco degli “inventori” del vaccino mRna di Moderna comparissero i tre dipendenti pubblici americani, lo stesso governo degli Stati Uniti potrebbe avere più controllo sulla gestione delle licenze, favorendo quindi la produzione del siero anche da parte di altre aziende, soprattutto nei paesi poveri dove fino ad oggi Moderna ha consegnato pochissime dosi.
La casa farmaceutica è stata infatti accusata di aver venduto il proprio farmaco solo ai paesi più ricchi di modo da poter praticare un prezzo più alto senza problemi. «Moderna – scrive il New York Times – vuole una proprietà esclusiva e il pieno controllo di questo brevetto. Vuole essere l’unica organizzazione in grado di decidere dove il vaccino a mRNA viene prodotto, in che modo, da chi e a che prezzo viene venduto. Un brevetto condiviso è una minaccia a questa possibilità di controllo». Se non si dovesse trovare una quadra, non è da escludere che il governo degli Stati Uniti faccia causa a Moderna, un contenzioso che potrebbe risolversi solo in tempi tutt’altro che brevi.