Il film Rush, diretto da Ron Howard e uscito nelle sale nel 2013, si concentra inevitabilmente sulla rivalità tra Niki Lauda e James Hunt. Focus dello scontro in pista, sui circuiti di Formula 1, quel maledetto campionato mondiale del 1976: non c’è timore di spoiler visto che stiamo parlando di storia, sappiamo che il titolo andò al pilota inglese che era alla guida della McLaren, che la vittoria arrivò con un solo punto di vantaggio e che su di essa influì largamente lo spaventoso incidente dell’austriaco (al volante della Ferrari) al Nurburgring. Come sempre, quando si affrontano tematiche che si basano su fatti realmente accaduti, è interessante valutare quanto di vero ci sia nella narrazione; in questo caso dobbiamo dire che i fatti che si svolgono in Rush sono effettivamente attinenti alla realtà quasi fino al particolare, ma forse è stata posta troppa enfasi sulla rivalità tra i due piloti che, nella realtà, non c’è stata.

Nella realtà, Niki Lauda e James Hunt hanno sì rivaleggiato; ma il Mondiale 1976 ha contribuito ad accentuare in maniera esponenziale un duello che, di fatto, è occorso solo in quella stagione. I punti salienti di quel campionato di Formula 1, comunque, sono stati raccontati al dettaglio e in maniera corretta, anche se la contrapposizione tra i due piloti viene messa in risalto forse eccessivamente. Quello che è corretto è che effettivamente al Nurburgring (Gp di Germania) Lauda non volesse correre; che anche altri piloti si fossero schierati con lui – compreso Jackie Stewart – e che il circuito fosse considerato pericoloso. Hunt decise invece di salire in macchina: “Se si vuole andare al fondo delle cose, un pilota deve scegliere: fare il suo mestiere o lasciar perdere” aveva dichiarato, ponendo l’accento sul talento a disposizione per affrontare qualunque tipo di pista. Quello che “stona” è che la differenza di vedute sia stata derubricata al mero calcolo per vincere il titolo.

Non abbiamo dati certi ovviamente, ma sappiamo che la riunione nella quale furono esposti i rischi del Nurburgring avvenne già a fine marzo durante il weekend di Long Beach, ovvero quattro mesi prima della gara; la minaccia di abbandonare il Gran Premio non fu dovuta alle condizioni meteo, né a calcoli legati al Mondiale visto che all’epoca si erano disputate appena due gare (e Lauda le aveva vinte entrambe) con Hunt che, ritiratosi due volte su tre – infatti sarebbe successo anche negli Stati Uniti – e secondo in Brasile non poteva già pensare di “recuperare punti” all’austriaco. La forzatura nel film serve per aumentare il pathos e ci può stare, vero è che della pericolosità della pista tedesca si parlava da tempo. Procedendo, in ogni caso, i 42 giorni dopo i quali Lauda si ripresentò al volante sono reali; ed è vero che nell’ultimo Gran Premio, quello del Giappone, Hunt rischiò di non vincere il Mondiale per una foratura e ce la fece per due sorpassi nel finale, così come le cronache riportano che l’inglese era convinto di essere arrivato quinto nel caos generale, rendendosi conto solo in seguito della posizione utile.

NIKI LAUDA & JAMES HUNT: LA STORIA VERA

Nella narrazione tra la rivalità Lauda-Hunt entra di prepotenza Daniele Audetto: all’epoca era il direttore sportivo della Ferrari, e pare che a Niki andasse poco a genio la sua costante e ingombrante presenza in pista. Ad ogni modo, è il suo racconto che mette in luce due particolari: primo, Lauda cercò di forzare il rientro perché mal sopportava l’idea di venire sostituito da Ronnie Peterson (e dunque, non immediatamente per vincere il campionato). Secondo, in Giappone il ritiro dell’austriaco avvenne come si vede nel film (anche nel rifiuto della proposta di Mauro Forghieri, che gli disse di addurre il motivo ad un guasto tecnico); tuttavia, era stato fatto un patto tra i piloti e Bernie Ecclestone secondo il quale, viste le condizioni meteo e della pista, i principali corridori si sarebbero ritirati a pochi giri dalla partenza ma poi gli inglesi non lo rispettarono. Tra questi c’era Hunt; Lauda, dal canto suo, ha sempre rifiutato la tesi che il suo ritiro al Fuji sia stato dovuto ad una paura psicologica per quanto avvenuto al Nurburgring.

Per quanto riguarda Lauda e Hunt, quello fu l’unico Mondiale in cui furono rivali: come a volte già accaduto nel mondo dello sport, il particolare ha trasceso la realtà globale dei fatti. Né prima né dopo infatti l’austriaco e l’inglese avrebbero più lottato per un titolo di Formula 1; Lauda vinse il secondo campionato nel 1977 ma Hunt arrivò quinto in classifica con 32 punti di ritardo (un’enormità considerati i punteggi di allora), quando Niki fece tris era il 1984 e Hunt non correva più da 5 anni (che l’inglese avrebbe avuto una carriera breve è esplicitato nella pellicola). Gli ultimi due Mondiali di James furono un mezzo disastro; prima di quel fatidico 1976 aveva avuto un quarto posto come migliore risultato (nell’anno del primo titolo di Lauda) e anche in questo caso non era mai stato davvero in corsa. Che poi i due piloti si rispettassero e avessero un rapporto franco e diretto, è stato raccontato e corrisponde al vero; a dirla tutta però, la carriera di Hunt in Formula 1 è durata appena 7 anni e solo nel Mondiale raccontato da Rush l’inglese è stato realmente competitivo. In totale ha vinto 10 gare: sei di queste sono arrivate nel 1976, tre l’anno seguente ma il pessimo inizio (tre ritiri in sei gare) e quattro 0 consecutivi in seguito non lo resero mai una minaccia per Lauda.