Il trapper Vincenzo Pandetta, in arte Niko, è stato assolto dal tribunale di Milano dall’accusa di possesso di cellulare nonostante un decreto sulle misure di prevenzione glielo impedisse. Il 32enne, che era già finito in carcere per una condanna definitiva per spaccio ed evasione fiscale, era imputato davanti al giudice Nunzio Buzzanca della terza sezione penale perché, secondo la procura meneghina, avrebbe violato il decreto sulle misure di prevenzione.
Nell’imputazione è scritto che malgrado fosse stato sottoposto ad un “avviso orale” dal questore di Catania nel 2015, era in possesso di un telefono cellulare. Ciò non è però consentito in base alla misura di prevenzione applicata. Per questo motivo, nell’ottobre 2020 gli fu sequestrato quel telefono. Ma Niko Pandetta, che era cantante neomelodico prima di diventare rapper, è stato appunto assolto da tale accusa, come riportato da Il Giorno.
NIKO PANDETTA ASSOLTO E TELEFONO RESTITUITO
Il legale di Niko Pandetta ha rimarcato che la Corte Costituzionale, con una sentenza dello scorso febbraio, aveva dichiarato «illegittima la norma del codice antimafia che consentiva al questore di vietare l’utilizzo di “apparati di comunicazione radiotrasmittenti” a soggetti ritenuti socialmente pericolosi». L’avvocato Niccolò Vecchioni, come riportato da Il Giorno, ha chiarito che questa disposizione entra in conflitto col principio di libertà di comunicazione sancito dalla Costituzione. Alla luce di ciò, la difesa ha chiesto, sulla scorta di questa sentenza, «l’immediato proscioglimento» di Niko Pandetta. Una richiesta che è stata accolta dal giudice, che infatti lo ha assolto, disponendo pure la restituzione del telefono al trapper, noto per i testi delle sue canzoni, come “Dedicata a te“, scritta per lo zio Salvatore Cappello, boss mafioso che si trova al 41 bis dal 1993.