A “I gatti di vicolo Miracoli” apparteneva anche Nini Salerno, che si racconta oggi a Il Fatto Quotidiano. “Appena ci vediamo scattano subito gli automatismi da presa per il culo”, spiega. Al gruppo cabarettistico, che ebbe un grande successo negli anni ’70, non capita però spessissimo di radunarsi: la “colpa” è di Jerry Cala che secondo il collega è “un po’ egocentrico” e pieno di impegni vista la sua popolarità. Della band non faceva parte, almeno ufficialmente, Diego Abatantuono, che nonostante ciò era sempre con loro: Salerno lo definisce “il quinto gatto dal punto di vista umano e intellettuale”.



Proprio loro quattro, poi, lo hanno incoraggiato a lanciarsi: “È stato un lento e giusto crescendo durato sei anni, fino a quando da fratelli maggiori gli abbiamo suggerito di buttarsi: ‘Ormai hai imparato’”. Diego viveva con i genitori ma ogni giorno, alle due, si presentava dai quattro per passare con loro il pomeriggio e la serata: serate che erano ricche di musica, cinema e spesso cibo. “Due chiacchiere, ascoltavamo alcuni dischi, poi cinema e, dopo, cena nello stesso ristorante sotto casa: lì arrivavano tutti, da Umberto Tozzi alla Compagnia di Canto Popolare con Beppe Barra ed Eugenio Bennato e anche Franco Califano” racconta Salerno.



Nini Salerno: “I gatti di vicolo Miracoli? Rimorchiavamo tutti”

I gatti di vicolo Miracoli” hanno avuto un grande successo nel mondo del cabaret ma anche con le donne: “Rimorchiavamo tutti, un po’ con diverse prospettive: tra tutti, ero quello con meno risultati” racconta Nini Salerno a “Il Fatto Quotidiano”. Il più bravo, invece, era Jerry che era il più carino e professionale, oltre che “martellatore”: Oppini, invece, era più intellettuale, suonava la chitarra e sfiniva le giovani che corteggiava. Umberto Smaila, invece, “amava le donne un po’ più grandi che noi definivamo “le zie”. Noi avevamo 22-23 anni e le “zie” 35 o 40”



Il gruppo cabarettistico si sciolse dopo l’addio di Calà: “Era nell’aria: Smaila se la prese e per anni non l’ha voluto frequentare. Però siamo, forse, l’unico gruppo che ha mantenuto negli anni l’affetto e il dispetto”. 53 anni dopo, Nini Salerno e gli altri restano “amici nel privato: un privato iniziato ai tempi della scuola. La mia fortuna è stata quella di venir bocciato due volte alle superiori: l’ultimo anno sono arrivati loro tre”.