Ninni Cassarà, chi era: il suo lavoro contro la mafia
Antonio “Ninni” Cassarà fu vicedirigente della Squadra Mobile di Palermo negli anni più bui, quelli dei delitti di mafia. Lo stesso Cassarà, riconosciuto come uno dei migliori investigatori di Polizia del capoluogo siciliano, rimase vittima di Cosa Nostra in un attentato in cui perse la vita anche l’agente di scorta Roberto Antiochia. Cassarà da giovanissimo diresse la Squadra Mobile di Trapani. Fu poi trasferito a Palermo dove iniziò ben presto ad occuparsi di mafia scegliendo personalmente gli uomini che avrebbero fatto parte della sua squadra ed adottando un metodo di lavoro del tutto innovativo per l’epoca. L’attività divenne ancora più intensa con l’arrivo alla Squadra Mobile di Palermo Beppe Montana, che fu chiamato a gestire la situazione dopo l’omicidio del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa.
Proprio insieme al suo amico e stretto collaboratore Beppe Montana, sotto il coordinamento del pool antimafia della procura di Palermo, Ninni Cassarà si occupò di numerose operazioni contro la mafia, anche grazie al lavoro svolto dal suo braccio destro, il superpoliziotto infiltrato Natale Mondo, che riuscì miracolosamente a salvarsi dall’attentato che lo coinvolse il 6 agosto del 1985, venendo però ucciso, sempre da Cosa Nostra meno di tre anni dopo.
Attentato a Ninni Cassarà e processi
Ninni Cassarà fu uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Falcone e del ‘pool antimafia’ della procura di Palermo. Grazie alle sue indagini si arrivò all’istruzione del primo Maxiprocesso alla mafia. La sua lotta però, ebbe anche conseguenze terribili per se stesso. Era il 6 agosto 1985 quando, mentre rientrava a casa in via della Croce Rossa a Palermo, un gruppo di dieci uomini armati apriva il fuoco contro l’Alfetta a bordo della quale vi era il funzionario e tre agenti della scorta. Con lui perse la vita l’agente Roberto Antiochia mentre uno dei poliziotti rimase gravemente ferito.
Nell’attentato a Cassarà, morto tra le braccia della moglie accorsa sulle scale di casa, Natale Mondo rimase illeso, riuscendo a nascondersi dietro l’auto ma sarebbe poi stato ucciso dalla mafia il 14 gennaio 1988. Ninni Cassarà lasciò moglie e tre figli. Il 17 febbraio 1995, la terza sezione della Corte d’Assise di Palermo ha condannato all’ergastolo cinque membri della cupola mafiosa. Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Bernardo Brusca e Francesco Madonia furono accusati di essere i mandanti del delitto del vicedirigente della Squadra Mobile di Palermo. La sentenza divenne definitiva nel 1998. Un secondo processo fu celebrato nei confronti degli esecutori; il processo bis nei confronti di ulteriori mandanti e degli esecutori materiali si concluse nel 1998 con la condanna all’ergastolo a carico di 16 mafiosi; altri tre furono condannati a 16 anni di carcere potendo godere delle attenuanti e dello sconto di pena in quanto collaboratori di giustizia. La sentenza divenne definitiva nel 2002.