Sembra una secca smentita della previsione del commissario Arcuri quanto affermato da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, sulla campagna vaccinale. Secondo il primo, entro il mese di maggio dovrebbero essere 21 milioni gli italiani vaccinati, ma stando al numero uno del tink tank meneghino il dato sembrerebbe essere molto più basso: “Con i contratti che sono stati siglati fino ad oggi – le parole rilasciate ai microfoni del Corriere della Sera – possiamo vaccinare circa il 5% della popolazione entro marzo e meno del 20% entro giugno”. Qualcosa potrebbe cambiare con l’approvazione dell’Ema del vaccino AstraZeneca: “Ma è difficile che le 40 milioni di dosi saranno disponibili nel primo semestre. Altrettanto improbabile che le ulteriori forniture di Pfizer e Moderna contrattate dall’ Europa vengano consegnate in anticipo”.
Difficile quindi ipotizzare quando verrà raggiunta la tanto auspicata immunità di gregge: “Siamo ancora lontani – commenta Cartabellotta – dal tradurre questa straordinaria conquista della scienza in un tangibile risultato di salute pubblica. La comunicazione istituzionale dovrebbe diffondere la massima fiducia nel vaccino, senza sbilanciarsi in previsioni irrealistiche, visto che anche le persone vaccinate devono mantenere tutte le misure di prevenzione”.
NINO CARTABELLOTTA: “TERZA ONDATA RISCHIA DI ARRIVARE PRESTO”
Intanto l’Italia è ancora nel pieno della seconda ondata, con il rischio di una terza dietro l’angola: “La terza ondata rischia di arrivare presto, quando ancora la seconda non ha affatto esaurito la sua forza. Dobbiamo prestare massima attenzione alle prossime due settimane: solo dopo la metà di gennaio capiremo gli effetti del decreto Natale sul contenimento dell’epidemia”. Al momento la curva sta vivendo una fase di stabilizzazione “La discesa prima è rallentata, poi si è fermata e adesso si intravede un trend in rialzo. Stanno crescendo, seppur lentamente, i ricoveri con sintomi, i posti letto occupati in terapia intensiva e gli attualmente positivi sono arrivati a 571 mila. Con questi numeri il rischio è che la terza ondata si innesti nella fase discendente della seconda”. Difficile comunque stabilire quali effetti potrebbe avere, ma i dati sono evidenti: “Alla fine della prima ondata avevamo 41 persone in terapia intensiva, oggi i posti letto occupati sono 2.587. Siamo riusciti a flettere quasi completamente le curve nella prima ondata, ma non della seconda”.