Nino Frassica è intervenuto sulle colonne de “Il Fatto Quotidiano” per parlare dell’ormai imminente debutto di “Don Matteo 13“, la nuova stagione della fortunata fiction di Rai Uno che lo vede ricoprire i panni del maresciallo Cecchini sin dall’esordio di questa serie tv. D’altro canto, sono 265 gli episodi registrati nell’arco di 22 anni: “Abbiamo battuto l’ispettore Derrick, il tenente Colombo e, credo, pure il commissario Rex – ha commentato Frassica –. E non siamo solo longevi, stiamo invadendo il mondo: magari in Ungheria sono ancora all’ottava stagione, ma siamo ovunque”.



Ma l’attore ancora non si è stancato di essere il maresciallo Cecchini? “Macché, lo conosco bene, lo stimo. All’inizio avrebbe potuto essere interpretato da chiunque, poi ho iniziato a intervenire, non tanto sulla sceneggiatura, quanto sui dialoghi, e l’ho fatto mio. È come me, è umano, alla mano. Io sono solo leggermente più intelligente”. Qual è il segreto del successo di Don Matteo? “Facciamo Rai Uno, facciamo la televisione generalista, vale a dire, acchiappiamo: lo spirituale, il giallo, la commedia, che è principalmente in capo a me, la linea rosa, l’adolescenza. E poi il fascino della divisa, che raddoppiamo: la tonaca e l’Arma. Senza dimenticare la provincia, che rende le persone più umane”.



NINO FRASSICA: “DOVE FINISCE DON MATTEO, INIZIA IL VARIETÀ”

Nel prosieguo della chiacchierata con i colleghi de “Il Fatto Quotidiano”, Nino Frassica ha affermato che, a livello di Fede, “credo solo in Don Matteo”, e riesce a fare sì che la sua ironia nonsense si sposi col nazionalpopolare di Don Matteo grazie a una sola mossa: “Mi autocensuro. Riporto il mio surreale al reale. So bene quel che farebbe ridere, ma mi mordo la lingua e lo tengo fuori dalla fiction. Dove finisce Don Matteo, inizia il varietà: il cabaret è il mio sfogo”.

Tuttavia, a livello cinematografico Nino Frassica si è risparmiato: “Mi sento in credito, è vero, non ho dato quel che potevo dare. Sono l’unico attore, immagino, che cerchi di ridursi la parte. E tutto per Don Matteo, che è un’occupazione a tempo pieno. Io non sono poliedrico, virtuoso come Proietti o Gullotta, io faccio lo stesso in occasioni diverse: Fantozzi o meno, Villaggio era così, Troisi idem. Cerco di indirizzare una matrice invariabile: la mia ambizione è la maschera”.