Nino Frassica si racconta ‘a ruota libera’ ospite di Francesca Fialdini. Nell’intervista riproposta in replica oggi, l’attore svela un lato inedito di sé, quello più sensibile e meno leggero, mentre ripercorre la sua carriera dall’incontro con Arbore fino agli ultimi impegni. Frassica deve a Renzo la partecipazione a Indietro tutta, il programma che lo consacrò a comico e showman nel 1987. Nino guarda con un sorriso alle immagini che la regia manda in onda, per poi farsi serio quando si parla di un’altra delle sue partecipazioni televisive importanti, quella al festival di Sanremo nel 2016. Insieme al poeta Tony Canto, Nino volle presentare un brano – A mare si gioca – dedicato al dramma dei migranti. L’allora direttore artistico Carlo Conti giudicò il ritmo poco adatto a Sanremo (si trattava di una recita, più che di una canzone), ma gli propose comunque di esibirsi all’Ariston in qualità di ospite. “Una cosa seria l’ho fatta”, chiosa Frassica. (agg. di Rossella Pastore)
Nino Frassica: “Da giovane imitavo Renzo Arbore”
Nino Frassica è uno dei protagonisti di Da noi… a ruota libera, il programma condotto da Francesca Fialdini incentrato sulle buone notizie e sulle storie a lieto fine. Quella di Frassica, in particolare, è sicuramente una storia di successo: oggi il comico è uno dei più apprezzati a livello nazionale, il che rappresenta di per sé già un grande traguardo, considerando da dove è partito (vale a dire dalla provincia di Messina). La sua comicità è diversa da tutte le altre, conformata al modello del grande intrattenitore Renzo Arbore: “Nel Paese in cui tutti, a turno, offendono qualcuno, cerco di non offendere mai nessuno: la mia scuola è quella di Renzo Arbore, il capo”, ha dichiarato a gennaio durante un’intervista a Repubblica. Di Arbore, nello specifico, racconta: “Lo imitavo già nel secolo scorso, al bar Suaria di Galati Marina, il bar dove sono nato, e poi nelle radio private, nei cabaret, persino quando recitavo Ionesco con il gruppo dei Rassegnati: Marenco, Bracardi e tutti gli altri sono la mia famiglia d’arte”.
Gli esordi di Nino Frassica
Il ‘capo’ di questa famiglia, come ha detto prima, è proprio Renzo Arbore: “Nessuno può dire dove sarei arrivato senza Arbore”, sostiene grato Frassica. “In quei bar del Sud i ragazzi avevano tre strade: la malavita, la politica e lo spettacolo, che era la strada più difficile. E guardi che anche a scuola io ho imparato tutto del cinema”. Come? “Perché non ci andavo e passavo le mattine all’Orfeo e al Diana, due film in una volta in ciascun cinema. Li ho visti tutti, tranne quelli di guerra che non mi sono mai piaciuti”. Insomma, che avrebbe fatto l’attore era chiaro fin da allora, anche se poi riuscì a diplomarsi in ragioneria con il massimo dei voti. Da Arbore, evidentemente, imparò anche a improvvisarsi attore, dal momento che dopo non si iscrisse a nessun accademia.
Nino Frassica: “Da Arbore ho imparato l’arte dell’improvvisazione”
“Arbore insegna mostrando”, prosegue Frassica, spiegando indirettamente perché non ha avuto bisogno di scuole di recitazione et similia. “Improvvisatore non vuol dire impreparato e incompetente. Arbore, a casa sua, allenava gli artisti a diventare ciascuno un personaggio predefinito: io ero il bravo presentatore, Marenco il bimbo dispettoso… Poi in trasmissione ci stimolava e ci ‘attivava’ e io andavo a orecchio: improvvisavo perché avevo studiato”. Fu uno studio più pratico che teorico, e qualcosa di allora gli è rimasto: è per questo, probabilmente, che Frassica è così pragmatico anche nel costruire le battute. Riguardo alla sua comicità chiarisce: “Non mi limito a storpiare le parole, ho l’ambizione di smontare il luogo comune, di rendere storto il banale. Pensi ai programmi tv dove, dopo un’ora di chiacchiere, ti dicono che essere buoni è meglio che essere cattivi o che la guerra è una cosa brutta. C’è più non-senso nelle banalità degli opinionisti che nella mia forza di gravitanza e nei miei conti senza l’hostess”.