L’ex pugile maliano naturalizzato italiano Nino La Rocca è a processo con l’accusa di lesioni nei confronti dell’ex compagna Cheid Tijani Sidibe, anche lei campionessa di boxe. La donna, come riportato da La Nazione, lo ha accusato di averle messo le mani al collo e di averla spintonata al culmine di una lite nella loro abitazione in provincia di Roma, davanti agli occhi del figlio all’epoca minorenne.
I fatti risalgono al 19 settembre 2018. Dopo l’episodio in esame, la vittima si era recata in pronto soccorso per ricevere le cure necessarie. Le ferite, secondo la prognosi dei medici, erano state ritenute guaribili in tre giorni. A confermare la versione dei fatti della donna, in aula, è stato anche un suo amico. “Piangeva e mi chiedeva aiuto, perché lui stava spaccando tutto. Sentivo molto rumore in sottofondo, il bambino che piangeva e il compagno che urlava prendendola a parolacce”, ha ricordato. È per questo motivo che si sarebbe recato immediatamente nell’abitazione. “L’ho trovata fuori, era molto impaurita”.
Nino La Rocca a processo per lesioni: l’episodio del 2018
In occasione dell’episodio di cinque anni fa, in cui Cheid Tijani Sidibe ha riportato le lesioni personali per cui Nino La Rocca è adesso a processo, ad intervenire furono anche i Carabinieri. Dopo che la donna riuscì a scappare fuori dall’abitazione, infatti, l’ex pugile si chiuse all’interno insieme al figlio minorenne, impedendole di rientrare per portarlo con sé. I militari della stazione di La Storta si operarono per riportare la situazione alla calma e successivamente ascoltarono la denuncia della vittima e la versione dei testimoni.
Il teste, l’amico della donna, ha confermato la sua ricostruzione dei fatti anche in aula. Adesso saranno guai dunque per l’ex atleta oggi sessantaquattrenne, che durante la sua carriera in una intervista ad Ansa aveva affermato che “la donna è bella e non deve salire sul ring a prendere botte e farsi spaccare il viso”.