Nitto Palma, ex ministro della Giustizia nel quarto governo Berlusconi, promuove l’introduzione dei test psicoattitudinali per l’accesso in magistratura. «Non credo che si possa dire che si tratta di un attacco all’immagine del magistrato», dichiara l’ex magistrato nell’intervista rilasciata al Foglio. La ritiene «una cautela rispetto a una professione che incide direttamente sulla vita delle persone». Quindi, essere “geni” del diritto non è sufficiente per essere buoni magistrati. Palma, dunque, si discosta dalla presa di posizione dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), che aveva annunciato battaglia contro il decreto legislativo predisposto dal ministro Nordio.



Anzi, Palma ricorda che quando partecipò al concorso per il commissario di pubblica sicurezza, circa cinquant’anni fa, venne sottoposto tra scritti e orali ai test psicoattitudinali. «Non mi sentii per nulla offeso. Ritenevo che fosse una cosa corretta, perché il lavoro che si sarebbe dovuti andare a svolgere in caso di vittoria del concorso era molto delicato, destinato a incidere sulla vita delle persone». Secondo l’ex Guardasigilli i test psicoattitudinali per i magistrati andrebbero collocati prima degli esami orali, non dopo: «Sarebbe una cosa positiva, a garanzia dei cittadini».



DAI PM ALLE CORRENTI NEL CSM: PER NITTO PALMA SERVE UNA RIFORMA RADICALE DELLA GIUSTIZIA

Un altro tema affrontato dai decreti legislativi approvati dal governo è quello della valutazione della professionalità dei magistrati. Il 99,6% delle valutazioni ha esito positivo, ma ci sono centinaia di arresti annullati dal tribunale del Riesame e lunghi processi che si concludono con l’assoluzione degli imputati. «I magistrati risultano tutti dei geni. Tutto ciò, poiché sotto il profilo statistico non può corrispondere al vero, dimostra in maniera inequivocabile che il sistema di valutazione dei magistrati attuato fino a oggi è errato», avverte Nitto Palma al Foglio, spiegando che la valutazione del pm è semplice, basterebbe vedere quante condanne arrivano dalle sue indagini. «Ritengo auspicabile quindi immaginare un sistema che possa consentire un controllo dell’attività del pubblico ministero». Invece, il discorso si complica per i giudici, perché «non è pensabile effettuare una valutazione sulla base dei risultati, cioè su quante sentenze di condanna sono state confermate o meno».



Riguardo, invece, le nomine del Csm, per Nitto Palma «dovrebbero basarsi sulla valutazione della vita professionale del magistrato». Nei fatti le cose stanno diversamente «e le procedure subiscono l’influenza delle correnti». L’ex ministro della Giustizia fa l’esempio della magistratura amministrativa, in cui le nomine avvengono tenendo conto dell’anzianità senza demerito come criterio. «Se si adottasse questo criterio nella magistratura ordinaria, il peso delle correnti sarebbe nullo». La riforma della Giustizia, in conclusione, dovrebbe affrontare anche altri temi, visto che per Palma c’è stata una esondazione dalle attribuzioni: «Parlare di politicizzazione in senso lato della magistratura non è una bestemmia. Insomma, se si volesse cambiare veramente il sistema, la riforma della magistratura dovrebbe essere molto più radicale».