Nessuna commistione tra politica e religione: è questa la linea che ha deciso di marcare la diocesi di Amalfi, che ha deciso di metter fine alla pratica di sindaci ed esponenti politici locali di portare le statue di santi e patroni alle processioni. Don Giuseppe Milo, delegato alla Liturgia della diocesi di Amalfi e Cava de Tirreni, ha preso carta e penna e scritto una lettera ai presbiteri dopo la processione per santa Trofimena, patrona di Minori, perché la sua statua è stata portata da alcuni sindaci locali.



La scena non è passata inosservata, anzi sui social è scoppiata la polemica, quindi la diocesi, come ricostruito da Libero, ha deciso di affrontare la questione “invitando” i sondaci a non portare più le statue in processione. Nello specifico, don Milo ha indicato chiaramente che bisogna «evitare alcuni abusi che recentemente in diverse zone hanno preso il sopravvento» e ha ricordato che le processioni sono un rito con cui la comunità religiosa testimonia la sua fede, anche definendo i ruoli.



Quindi, chi deve portare la processione deve essere un fedele che vive assiduamente la vita della chiesa o della comunità religiosa. Per la diocesi di Amalfi non vanno confusi i diversi ruoli e va evitato il coinvolgimento di autorità della comunità civile o militare. Portare la statua vuol dire venerare il santo nello spirito del Vangelo, non si tratta di una passerella di fronte a elettori o sostenitori.

PROCESSIONE POLITICI E SANTI: MONITO DELLA DIOCESI DI AMALFI

Citando il Vangelo, la diocesi di Amalfi ha ricordato che come bisogna dare a Cesare ciò che è suo, bisogna dare a Dio quello che è suo. Stando a quanto riportato da Libero, la presa di posizione contro i politici che portano le statue in processione è stata apprezzata dalla comunità religiosa locale. Peraltro, il monito arriva in una fase ricca di eventi tra feste patronali e sagre in tutta Italia. Il momento è sicuramente quello giusto per stabilire in maniera chiara e pubblica regole precise, intervenendo su situazioni di questo tipo nelle feste patronali.



Già in passato avevano fatto discutere gli “inchini” delle statue di Gesù, della Madonna e dei santi davanti alle case di boss mafiosi, senza dimenticare le raccolte fondi di comitati popolati da personaggi “ambigui”. Risale a due anni fa, ad esempio, l’intervento della diocesi di Aversa, che con un documento pubblicato sul suo sito chiedeva ai fedeli di «restituire il vero contenuto di fede e di spiritualità alle celebrazioni ed ai momenti propri delle forme tradizionali della devozione del nostro popolo».